La guerra di Giuseppe. Storia di un ragazzo di Cattolica
di Antonia Miliziano
Era bello, Giuseppe. Bello, giovane e forte; lo sguardo aperto e fiero che solo un ventenne può avere. Era nato nel 1920 a Cattolica, primo di sette fratelli: gente semplice, onesta. Aveva un sogno: fare il barbiere, magari sposare una brava ragazza. Non aveva però fatto i conti con un evento che avrebbe sconvolto la vita di tutti: lo scoppio della guerra, una guerra assurda nella quale sarebbero stati trascinati migliaia di ragazzi come lui. Fu chiamato alle armi, dovette partire, lasciare i suoi cari. La storia la conosciamo tutti: dopo l’otto settembre la situazione precipitò: mentre il re e Badoglio se ne stavano al sicuro a Brindisi, protetti dagli Alleati, il conflitto continuava oltre la “linea gotica”, più cruento di prima. Da un lato i partigiani, dall’altro i Tedeschi in ritirata che fucilavano e rastrellavano soldati e civili, trascinandoli nei campi di prigionia d’oltralpe. Da un lato un esercito allo sbando, stremato e male armato; dall’altro l’ultimo, inutile tentativo di opporsi all’avanzata degli alleati, con la cosiddetta “Repubblica di Salò” destinata a fallire miseramente.
Anche Giuseppe scelse la libertà, la libertà di non combattere più a fianco dei Tedeschi, la libertà di volere un futuro di pace, senza il fragore e l’orrore delle armi. La sorte non lo aiutò: venne catturato dai Tedeschi a Genova e deportato in un lager austriaco, a Melk, un sottocampo del terribile campo di prigionia di Mauthausen. Morì ad appena 25 anni, il 3 marzo 1945. Appena un mese dopo, l’11 aprile, le truppe alleate penetrarono nel campo, liberando i superstiti.
Oggi il nome di Giuseppe è inciso su una lapide ai piedi dell’orologio del Municipio, in Piazza Umberto, insieme a quello di altri caduti di guerra cattolicesi. Questa è la storia, breve e triste, di Giuseppe Lazzara, lo zio che non ho mai conosciuto, il ragazzo che voleva fare il barbiere, eroe suo malgrado di una guerra crudele e assurda.
di Antonia Miliziano
Anche mia nonna mi raccontava ,la nostra storia ,un fratello che non ho avuto il piacere di conoscere mio zio ,pace a tutti gli eroi morti in guerra .. ..
Ho letto l’articolo, semplicemente splendido, con grande piacere e interesse per la sua sintesi, eppure vi è una storia, un film. Basta una fotografia, un nome scritto in una lapide, per avviare la ricerca e trovare come splendidamente si sposa la micro con la macro storia. Quella storia che viene scritta dai grandi nomi purtroppo attingendo le loro penne nel sangue di tanta umanità innocente.
Riposa in pace Giuseppe, le idee di alcuni pazzi che hanno voluto la guerra per idee esclusivamente personali, nascoste dietro l’espansione territoriale, ti hanno privato come tanti altri ragazzi della vita…che non hai mai potuto goderti, speriamo che almeno riposi in pace e che il buon DIO ti conceda un posto di privilegio nel suo regno.
un modo affettuoso e toccante di raccontare la breve vita di un parente mai conosciuto, “eroe suo malgrado di una guerra crudele e assurda”.