Trattative e depistaggi: quale stato vuole la verità sulle stragi?
di Clarissa Arvizzigno
Quando la criminalità organizzata si insidia nella grande macchina dello Stato ostacola la sua azione, devia i suoi percorsi, allora Cosa Nostra si fa avanti proponendo sporche e losche revisioni, cosicché entra in gioco l’efferata trattativa tra Stato e mafia.
“Mi uccideranno ,ma non sarà una vendetta della mafia. Forse saranno altri mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri” affermò il magistrato Paolo Borsellino ,vittima di uno stragismo dai caratteri occulti ,ma che richiamano essenzialmente al connubio tra Cosa Nostra e Stato.
Mercoledì 18 luglio 2012 a Palermo, presso l’atrio della facoltà di giurisprudenza, antimafia duemila organizza l’incontro:” Trattative e depistaggi: quale Stato vuole la verità sulle stragi?”, in occasione del ventesimo anniversario della strage di via D’Amelio. L’intento è indubbiamente quello di far luce sulla morte di Paolo Borsellino, di Giovanni Falcone ,delle vittime di mafia al servizio di uno Stato corrotto. Ospiti presenti: Salvatore Borsellino, Antonio Ingroia, Antonino Di Matteo, Roberto Scarpinato, Domenico Gozzo, Saverio Lodato, Giorgio Bongiovanni.
“Troppe anomalie e fatti inquietanti che non trovano risposta nemmeno con la famosa trattativa Stato-Mafia. Qual era la realtà del potere che si celava dietro gli anni dello stragismo? C’era un solo Stato o più di uno?” si chiede il procuratore generale di Caltanissetta Roberto Scarpinato.
Forse sarebbe opportuno prendere in considerazione la possibilità di una riflessione morale sullo stragismo mafioso, che possa coinvolgere non un nucleo ristretto, bensì tutto il popolo italiano.
“Archivi aperti come musei aperti , cosicché le famiglie italiane possano leggere le spoglie dello stragismo”, l’iniziativa proposta dallo scrittore Saverio Lodato. In un paese come il nostro, dalla democrazia claudicante, dove si assiste ad una manipolazione dell’opinione pubblica, magistrati che cercano verità appese ad un filo, labirinti di intrighi, vengono definiti “pazzi”, ”schegge eversive”.
Paolo Borsellino cercava la verità con l’ausilio della legge, eppure fu lasciato solo divenendo vittima di un intricato disegno tra Stato e Mafia.
Mafia-politica, mafia-imprenditoria, mafia-istituzioni, fino a dove potranno ancora arrivare i tentacoli di Cosa Nostra?. Lo Stato-Mafia come stato stragista da una parte, lo Stato giusto di Borsellino dall’altra, sono ancora oggi due facce di una stessa medaglia, due facce di un’epoca incerta in perenne cambiamento.
“Niente più simboli della morte in via D’Amelio” reclama Salvatore Borsellino, in quel luogo che deve divenire simbolo della speranza accesa da Paolo Borsellino, il giudice che ha avuto il coraggio di guardare oltre i comuni orizzonti, l’uomo al di là del tempo e delle cose.
tratto da www.corleonedialogos.it
Vgglio commentare quanto detto da Clarissa, aggiungere delle riflessioni in merito, criticare ancora di più l’omertà della politica, nel nascondere il suo operato nei rapporti con la mafia.La nostra società forse è stata educata in questa maniera, omertà in tutte le direzioni, in tutti i soggetti componenti del mosaico che va dalle Istituzioni ai comuni cittadini. Tutti i grandi eventi contro la società, contro le Istituzioni sono staii sempre chiusi alla conoscenza, fin dai tempi degli antichi romani e anche oltre, il popolo ha sempre saputo quello che faceva comodo a chi era parte attiva di quelle situazioni. GINESTRA, USTICA, CHINNICI, FALCONE BORSELLINO, sono esempi eloquenti insieme a tanti altri di anonimato, tutto oscuro, anche quando sono stati trovati colpevoli, ma mai le motivazioni complete hanno soddisfatto chi aveva subiuto in maniera diretta tali atti. L’ultima vicenda quella del presidente NAPOLITANO che ora a qualunque costo vuole motivare le sue iniziative di oscurare, anzi che venissero distrutte le telefonate, tra lui e Mancino e chissà quante altre i capi di governo, i nostri big storici hanno nascosto. QUANTE COSE SA Andreotti, sulla vicenda MATTEI, Pecorelli, dagli ipotetici tentativi di accordo STATO – MAFIA. Lo STATO, quello ufficiale che dice di non sapere niente è quello che contava a trattava…., consentiva la latitanza dei boss a cominciare da REINA per finire a Provenzano. Lo Stato quello che deve garantire i cittadini non sa niente….quello che faceva …discuteva … e magari stipulava accordi elettorali…. si nasconde dietro i segreti di Stato. C’è poco da sperare, con ogni probabilità non arriverà mai il giorno in cui tutto sarà a nostra conoscenza…il connubio tra mafia e politica ha radici e legami cosi forti da stendere non un velo ma un’autentica barriera ALLA CONOSCENZA, il popolo non saprà mai niente, se non quello che conviene a chi comanda. Dobbiamo sperare in una terza Repubblica che parta da una nuova costituzione moderna E SOPRATUTTO nella nostra scelta di gente nuova senza intrecci ne interessi, se non quelli dello sviluppo sociale ed economico.