LIBRI/”Io Siciliano tra orgoglio e disincanto” del cattolicese Maurizio Miliziano viene presentato a Palermo
Continua la promozione del libro “Io Siciliano tra orgoglio e disincanto” del cattolicese Maurizio Miliziano. Il giovane scrittore presenterà il suo primo lavoro oggi pomeriggio, alle ore 18, presso il Kursaal Kalhesa di Palermo durante un incontro/ dibattito che sarà intervallato da David Badiane, giovane talento, del pianoforte, che accompagnerà l’evento con un repertorio a base di Chopin e alcune sue personali composizioni.
recensione scritta dalla giornalista dott. Odette Miceli
Io,siciliano. Tra orgoglio e disincanto
Vizi e virtù di un popolo nella nuova visione sostenibile
(16 aprile 2010) – Docu – test è un neologismo estemporaneo praticabile in condizioni di schizofrenia politica; dunque, un apriscatole ipotetico, quasi sperimentale per definire il limite tra garantismo e rapacità. Il suo scopo è quello di riuscire ad elasticizzare le generazioni presenti, passate, future; ad utilizzare tutte le proprie valenze vitali, condivise in massima parte tra i soggetti che abbiano le caratteristiche dell’organicità e della strutturazione in reti di responsabilità sociale.
In una terra di grande complessità e difficile interpretazione come la Sicilia, spesso stretta tra stereotipi contrapposti che la descrivono o come una regione diffamata dall’immagine totalizzante della dominanza mafiosa o come storicamente arresa alla mafia stessa, è particolarmente importante e decisivo per uno sviluppo equilibrato, ‘costruire società’ secondo dettami che superino l’individualismo e la dipendenza da modelli sociali imposti dal potere dominante. In un territorio come quello siciliano il potere forte è tradizionalmente controllato da un sistema politico-affaristico-mafioso funzionale al mantenimento dello ‘status quo’.
Allora, ecco il grimaldello: il docu-test e la documentazione–verità, l’analisi della realtà scremata dalle velature neroscure che inquinano la società che Miliziano racconta nel libro ‘Io siciliano. Tra orgoglio e disincanto. Identità, legalità e sviluppo sostenibile. Tre concetti un unica emergenza’, edito da Officina Trinacria. Anche Saviano ha presentato al resto del mondo la società di Napoli e dintorni e ci ha raccontato.
Gomorra per tanti commentatori privi di genio e consapevolezza è un docu-film oltraggioso perchè ha infangato, sconsacrato, disonorato la Nazione, il Paese.
‘Io, siciliano’ ha la pretesa di un monitoraggio senza ancoraggio della politica isolana che impasta sole, sangue, sventure.
Strana gente, si sostiene nel libro. I siciliani hanno un ‘carattere sfaccettato, in particolare i giovani hanno nel loro DNA: dall’esaltazione allo scoramento, dal delirio d’onnipotenza alla profonda depressione, dall’attivismo corsaro alla rassegnazione annoiata, da noi il passo è breve’.
E poi l’orgoglio (qui si incespica un po’), quasi la nazione siciliana fosse ariana, non si mescola, non si imbarbarisce con alcuna comunità altra, quasi ‘pura’ nonostante la diversità. Segue il vecchio concetto di contiguità e immoralità (scritti e descritti Cuffaro e un manipolo di politicanti audaci) che grazie ad proprio ordinamento di regole non scritte, ma in vigore per una parte ella politica hanno ottenuto favori, spintarelle o la soddisfazione di altri bisogni. Il sindaco di Palermo percorre la stessa identica strada, accompagnato dagli unni assemblati in molteplici città. Intenzioni imperfette e terra desolata, gugliata da uccelli rapaci che intendono ‘bagnarsi il becco’, insinuarsi in una miriade di case, negozi, commerci ed essere sommersi da denaro abbondante, sonante, lottizzante, ripulito, scottante della paura altrui che lascia, sbaracca, abbandona la faccia sulla strada frastornata da giovane musica dignitosa. I suoni sono sostenibili e appartengono alla notte pizzinara (organizzata dal movimento Addiopizzo, nella foto). Lo hanno detto in tutte le salse che ‘Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità’ ed è ovvio che al detto segue l’inno alla speranza.
La parte seconda del libro abbandona la narrazione, per seguire la scientificità delle inoppugnabili prove che con l’equità e lo sviluppo sostenibile in Sicilia si può adire ad una pulizia ambientale senza uguali, con gli edifici centralizzati ed energizzati elettricamente in modo smisuratamente intelligente. Come in un Internet che sfrutti il clima mite azzerando la drammatica bolletta. Sostanzialmente il concetto sarebbe questo: con l’integrazione di tecnologie solari ed eoliche, con lo stoccaggio sotto forma di idrogeno dell’energia prodotta localmente da reti controllate da sistemi elettronici intelligenti, sarà possibile emanciparsi dalla dipendenza del petrolio eliminando le maggior fonti di inquinamento e incentivando, in tal modo, una miriade di investimenti privati che gioverebbero alla nostra economia ingessata. Il tutto con un costo minimo da pare della Pubbliche Amministrazioni.
Suggerimenti analoghi sono estesi ad altri temi scottanti nel paragrafo rifiuti, in quello sul turismo, sull’agricoltura d’eccellenza, del mercato imprenditoriale siciliano corredato da interviste interessanti.
Io, siciliano è uno spaccato legalitario un po’ visionario di com’eravamo, come siamo, come potremmo essere. Val comunque la pena leggerlo, senza divagare e perdutamente dissolversi.
Odette Miceli
Io,siciliano. Tra orgoglio e disincanto
Vizi e virtù di un popolo nella nuova visione sostenibile
(16 aprile 2010) – Docu – test è un neologismo estemporaneo praticabile in condizioni di schizofrenia politica; dunque, un apriscatole ipotetico, quasi sperimentale per definire il limite tra garantismo e rapacità. Il suo scopo è quello di riuscire ad elasticizzare le generazioni presenti, passate, future; ad utilizzare tutte le proprie valenze vitali, condivise in massima parte tra i soggetti che abbiano le caratteristiche dell’organicità e della strutturazione in reti di responsabilità sociale.
In una terra di grande complessità e difficile interpretazione come la Sicilia, spesso stretta tra stereotipi contrapposti che la descrivono o come una regione diffamata dall’immagine totalizzante della dominanza mafiosa o come storicamente arresa alla mafia stessa, è particolarmente importante e decisivo per uno sviluppo equilibrato, ‘costruire società’ secondo dettami che superino l’individualismo e la dipendenza da modelli sociali imposti dal potere dominante. In un territorio come quello siciliano il potere forte è tradizionalmente controllato da un sistema politico-affaristico-mafioso funzionale al mantenimento dello ‘status quo’.
Allora, ecco il grimaldello: il docu-test e la documentazione–verità, l’analisi della realtà scremata dalle velature neroscure che inquinano la società che Miliziano racconta nel libro ‘Io siciliano. Tra orgoglio e disincanto. Identità, legalità e sviluppo sostenibile. Tre concetti un unica emergenza’, edito da Officina Trinacria. Anche Saviano ha presentato al resto del mondo la società di Napoli e dintorni e ci ha raccontato.
Gomorra per tanti commentatori privi di genio e consapevolezza è un docu-film oltraggioso perchè ha infangato, sconsacrato, disonorato la Nazione, il Paese.
‘Io, siciliano’ ha la pretesa di un monitoraggio senza ancoraggio della politica isolana che impasta sole, sangue, sventure.
Strana gente, si sostiene nel libro. I siciliani hanno un ‘carattere sfaccettato, in particolare i giovani hanno nel loro DNA: dall’esaltazione allo scoramento, dal delirio d’onnipotenza alla profonda depressione, dall’attivismo corsaro alla rassegnazione annoiata, da noi il passo è breve’.
E poi l’orgoglio (qui si incespica un po’), quasi la nazione siciliana fosse ariana, non si mescola, non si imbarbarisce con alcuna comunità altra, quasi ‘pura’ nonostante la diversità. Segue il vecchio concetto di contiguità e immoralità (scritti e descritti Cuffaro e un manipolo di politicanti audaci) che grazie ad proprio ordinamento di regole non scritte, ma in vigore per una parte ella politica hanno ottenuto favori, spintarelle o la soddisfazione di altri bisogni. Il sindaco di Palermo percorre la stessa identica strada, accompagnato dagli unni assemblati in molteplici città. Intenzioni imperfette e terra desolata, gugliata da uccelli rapaci che intendono ‘bagnarsi il becco’, insinuarsi in una miriade di case, negozi, commerci ed essere sommersi da denaro abbondante, sonante, lottizzante, ripulito, scottante della paura altrui che lascia, sbaracca, abbandona la faccia sulla strada frastornata da giovane musica dignitosa. I suoni sono sostenibili e appartengono alla notte pizzinara (organizzata dal movimento Addiopizzo, nella foto). Lo hanno detto in tutte le salse che ‘Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità’ ed è ovvio che al detto segue l’inno alla speranza.
La parte seconda del libro abbandona la narrazione, per seguire la scientificità delle inoppugnabili prove che con l’equità e lo sviluppo sostenibile in Sicilia si può adire ad una pulizia ambientale senza uguali, con gli edifici centralizzati ed energizzati elettricamente in modo smisuratamente intelligente. Come in un Internet che sfrutti il clima mite azzerando la drammatica bolletta. Sostanzialmente il concetto sarebbe questo: con l’integrazione di tecnologie solari ed eoliche, con lo stoccaggio sotto forma di idrogeno dell’energia prodotta localmente da reti controllate da sistemi elettronici intelligenti, sarà possibile emanciparsi dalla dipendenza del petrolio eliminando le maggior fonti di inquinamento e incentivando, in tal modo, una miriade di investimenti privati che gioverebbero alla nostra economia ingessata. Il tutto con un costo minimo da pare della Pubbliche Amministrazioni.
Suggerimenti analoghi sono estesi ad altri temi scottanti nel paragrafo rifiuti, in quello sul turismo, sull’agricoltura d’eccellenza, del mercato imprenditoriale siciliano corredato da interviste interessanti.
Io, siciliano è uno spaccato legalitario un po’ visionario di com’eravamo, come siamo, come potremmo essere. Val comunque la pena leggerlo, senza divagare e perdutamente dissolversi.
Odette Miceli