La Comèdie di Angelo Guaragna , L’Inferno, 225-264
Il Vate mi spronava a sopportare
e previgeva incontri ancora mesti,
e il capo non potevo che abbassare
mentre arrivavan grida di funesti,
Ed ecco ! si avverava la promessa
che era stata fatta in precedenza.
con aria triste, misera e un po fessa
s’avanza senza panza nè presenza.
Pallido comparve “il muratore” !
quel XXXXX XXXXX che fu oriundo , pure
quel diplometto non gli dava onore
e manco lo salvava da sventure.
Si sbalordi a vederci in quel postaccio
però non si poteva avvicinare,
era ridotto peggio di uno straccio
e lentamente stava per bruciare.
In piena Estate, quello non so come,
si presentava tutto abbottonato,
non onorava certo il suo cognome
perciò arrostiva esile e sfiancato..
Col caldo che squagliava cape toste
lui in girocollo e giubbottato?
ecco per sua candanna le risposte
unico ad amare il caldo odiato.
perciò tra fuoco di vampate ardenti
aveva i suoi peccati da smaltire,
miseri color non tanto attenti
sbagliano presto e iniziano a patire.
Soffiammo p’attutire almeno un poco
quel gran calore che lo tribolava,
ma risultò indomabile quel fuoco
e quasi contro noi si rivoltava.
“Addio gridai ! ” scotta in santa pace
e spera nel perdono del Clemente,
lasciammo quell’autentica fornace
e riprendemmo come fosse niente.
Certo non giravamo per crociera
che allieta e che soddisfa i passeggeri
però quella tristezza ormai maniera
un po ti stanca e quasi ti disperi.
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