Cattolica Eraclea. Il Campanile è da demolire, respinto dal Tar il ricorso dell’Arcidiocesi
dal sito del Giornale di Sicilia
CATTOLICA ERACLEA. Il campanile della Chiesa Madre di Cattolica Eraclea resta al centro del braccio di ferro tra il sindaco e l’Arcidiocesi di Agrigento. I giudici del Tar di Palermo nel merito hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’Arcidiocesi di Agrigento con la quale si chiedeva di annullare l’ordinanza sindacale 41 del 7 novembre 2012, con la quale è stata ordinata la demolizione, entro il termine perentorio di giorni quarantacinque.
Tecnicamente l’ordinanza del sindaco Nicolò Termine che imponeva la demolizione resta in vigore. Ma i giudici della prima sezione del Tar presieduta da Filoreto D’Agostino (Caterina Criscenti, Consigliere e Luca Lamberti, Estensore) hanno manifestato nella sentenza tutte le incongruenze del procedimento. I magistrati hanno messo in evidenza tutti i limiti di un’azione amministrativa che non ha messo in campo tutta la giusta perizia nel cercare di prima di salvaguardare un bene architettonico. I giudici hanno ribadito che il bene da demolire non è dell’Arcidiocesi, ma della parrocchia Spirito Santo. E nello stesso tempo hanno messo nero su bianco che doveva essere quest’ultima ad essere investita dal provvedimento del sindaco e sempre la parrocchia a presentare eventuale ricorso.
Se posso dire la mia, trascurando la demolizione del campanile che ai fini di sicurezza sarebbe da fare, si vede che oramai la struttura sta per fare il suo corso verso un lontano ricordo. Però il quanto è ancora recuperabile soltanto se si parlasse dell’intera struttura e non solo del campanile.
per quanto poco mi sono occupato di restauri e ristrutturazioni di edifici storici, questo è un bene da non perdere, per il paese e per i cittadini che anno dopo anno hanno dato, ognuno per propria motivazione, preghiera e credenziale, sia per la grandezza che offre la struttura che per la stima che tutti noi diamo alla nostra organizzazione comunale.
A riguardo possiamo aprire questa parentesi e dire che il corpo comunale ha sempre fatto sentire orgoglisamente la propria voce ai fini di rapporti inter-regionali (cosa di cui ci vantiamo).
Sotto l’osservazione vari (pochi) uffici tecnici di cui oramai faccio parte, possiamo dire che le attività di intervento, se ciò si volesse fare, dovrebbero coivolgere l’intera struttura e non solo il campanile.
Oltrepassando i fondi a noi disponibili, credo che se si dovesse demolire il singolo campanile mettendo a rischio l’incolumità di giovani che andranno a strafagare nelle oramai macerie di un colosso secolare, sarebbe opportuno iniziare a pensare ad una soluzione apparentemente alternatima ma economica, tipo una villetta centrale oppure una semplice piazzetta (magari con una fontana :)).
In corridoio delle nostre piazze si sente che molti fonti sono stati già sprecati senza alcun risultato e comunque investiti direttamente su interventi di potenzialità solo temporanea. Per il livello delle economie disponibili alle nostre giunte comunali, tutto quanto, ai limiti di sicurezza, è stato necessario per mettere in sicurezza la struttura.
In conclusione, previo ulteriori predisposizioni in merito, noi popolo di cattolica eraclea, ci domandiamo quale soluzione possa essere applicabile e nonostante il tempo che svivola veloce non si riesce a capire quale voce impiorre a questo quesito.
Calogero Triassi
POVIRU CAMPANARU!
Ti vonnu ittari ‘nterra Campanaru
dicennu ca Tu si’ piriculanti.
Nun sacciu si ‘sta scusa chi purtaru
è ‘na vera prova determinanti.
Iu sacciu Campanaru da’ Matrici
ca tanti Monumenti su’ rifatti;
caduti o traballanti, si rifici,
turnaru accussì com’eranu fatti.
Ma Tu ca si’ la Gloria du’ Paisi
nun trovi unu ca Ti sapi fari;
e tutti ‘nzemmula comu su’ misi
nun sannu ‘na strata giusta truvari.
E Tu, Campanaru me’, chi nni dici?
“Ca mi fa mali ‘sta cunnanna a morti ! ”
A mia puru tantu mali mi fici
sapiri certa la To’ tristi sorti !
D’ottuvru è lu jornu vintinovi
ca metti fini a la To’ esistenza.
Nun c’è menti “scinziata” ca si movi
pi cuntrastari ‘sta storta sintenza.
Quanti rintocchi ‘ntisi di campani,
allegri e tristi, scampaniati a festa!
Rintoccu caru, ‘ncori mi rimani !
Pinzari nun vogliu a st’ura funesta.
Ma si davveru T’hannu a lavancari,
‘st’armuzza mia chianci e si nni mori!
Nun sannu veru un rimediu truvari ?
Addiu, CAMPANARU DU’ ME’ CORI !
Cattolica Eraclea (AG) , 29.10.2010