Le Memorie di Gasparuccio: Ospiti al Palazzo ed a Cappellania
Mi sono sposato nel settembre del 1963 e subito dopo, in viaggio di nozze, siamo
rimasti un mese nella casa di Cattolica che qualche anno prima era stata divisa
con lo zio Gasparino. I lavori di restauro non erano stati fatti e per molti anni
ancora le scale, rimaste in comune, mostravano segni di macerie (in alto si
vedeva un lavandino delle ex stanze delle cameriere!).
Tornammo nell’anno successivo da luglio a dicembre perché a Roma avevo
perso il lavoro ed ero disoccupato. Fu in questo periodo che abbiamo dato una
sistemata alla casa, liberandola dalla parte data in comodato alle sorelle Gentile
perché mia madre voleva trovare sempre casa aperta e compagnia.
Nello stesso tempo abbiamo riscattato la casa di Cappellania che dopo un primo
restauro, rappresentò la nostra prima foresteria per i nostri ospiti nella strada
per il mare di Minoa.
In quegli anni gli abitanti di Cattolica ignoravano il mare di Minoa. Se qualcuno
voleva fare bagni di mare andava a Siculiana Marina. Posso dire tranquillamente
che è stata mia moglie che ha fatto scoprire il mare ai cattolicesi che di norma
non sanno nuotare. Infatti mentre io ero occupatissimo per cercare di fare
ordine nel guazzabuglio delle nostre vaste proprietà terriere, mia moglie
accompagnata dalle sorelle Gentile, precettate da mia madre, la mattina si recava
al mare di Minoa, disboscando tra i cespugli per creare un viottolo. Mare
stupendo e totalmente deserto.
Soltanto qualche anno dopo il Notaio Marsala e Gaspare Ippolito iniziarono la
lottizzazione, creando una strada carrozzabile.
Si può capire quindi il motivo per cui i nostri ospiti erano entusiasti di
frequentare quel mare selvaggio e deserto in pieno agosto.
Un intero capitolo della “Cronaca e storia della mia famiglia” è dedicato
all’elenco delle diverse centinaia di ospiti che abbiamo avuto a Cattolica ed a
Cappellania in 60 anni di matrimonio!
Primi fra tutti i miei amici storici siciliani; poi i nuovi amici di Roma e la lunga
serie dei parenti fiorentini di mia moglie, molto incuriositi da questo luogo
esotico.
Successivamente sono venuti ospiti molti esponenti del mio mondo del lavoro:
nella politica prima e nelle Partecipazioni Statali poi.
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Fra i tanti politici mi piace ricordare Enzo Raucci con la sua famiglia che rimase
nel Palazzo di Cattolica anche in nostra assenza con mia madre che faceva da
padrona di casa. Raucci era un feroce deputato comunista di Capua, dal passato
staliniano che era passato nella corrente riformista, divenendo il braccio destro
di Giorgio Napolitano che venne anche a trovarlo a Cattolica. L’onorevole Raucci
era molto popolare a Cattolica: aveva organizzato un dibattito presso la sezione
del Partito per spiegare il Compromesso Storico, cioè l’alleanza del PCI con la
Democrazia Cristiana che a Cattolica sembrava contro natura. Alla fine del
dibattito si alzò Pitrinu Termini, capo storico dei comunisti di Cattolica, che
aveva sempre in mente la prospettiva rivoluzionaria e disse: “Si, ho capito.
Buona idea. Si tratta di un’alleanza tattica per andare al potere, ma poi il
Marchese, la Cavalera e Gasparuccio li appendiamo lo stesso al lampione della
piazza.” Al che Raucci, che mi ha raccontato l’episodio, si seccò e disse: “non hai
capito niente, ricominciamo da capo”.
Successivamente io incontrai Pitrinu Termini e gli dissi: “Quando andrete al
potere e trasformerete il Palazzo nella “Casa del Popolo” devi dire a Berliguer di
non impiccarmi ma di darmi una medaglia perché troverete un Palazzo che con i
miei risparmi ho perfettamente restaurato”. Mi promise che lo avrebbe fatto!
Ma oggi i comunisti non esistono più. Con la caduta del muro di Berlino sono
stati spazzati via e Putin tutto è tranne che comunista. Ora c’è Grillo che fa
proposte provocatorie tipo “decrescita felice” con la trasformazione
dell’acciaieria di Taranto in parco verde e stipendio per tutti senza lavorare e
restauro delle case a carico dello stato con un premio del 10 per cento per chi
partecipa (Bonus del 110 %). Roba da matti.
La mattina Raucci andava al mare di Minoa con tutta la famiglia e l’autista
dell’autobus, Nino Buttafuoco, venendo da Sciacca faceva una deviazione per
arrivare a Minoa per portare i giornali all’Onorevole e nessuno dei passeggeri
dell’autobus protestava perché la cosa sembrava perfettamente naturale.
L’onorevole Raucci aveva fatto una grande amicizia con mia madre che voleva
convertirlo e gli scriveva lunghe lettere che teneva nel portafoglio e poi ne
leggeva brani ai suoi colleghi nel transatlantico di Montecitorio dicendo: “sentite
cosa mi scrive una marchesa siciliana”.
Le cortesie dei siciliani verso le mie ospiti erano rimaste aneddotiche. Una volta
Livia Velani, apprezzata storica dell’arte, venne nostra ospite quando a Cattolica
c’era ancora la ferrovia. Ripartì con il treno per Castelvetrano dove avrebbe
trovato la coincidenza per andare all’aeroporto. Ma sbagliò direzione e si diresse
verso Porto Empedocle. Il capo treno fece fermare il treno a Siculiana per
aspettare quello che veniva dalla parte opposta e far salire Livia Velani che
altrimenti avrebbe perso l’aereo. Eravamo tutti increduli a sentire tali racconti.
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Tra i miei ospiti, alti dirigenti delle Partecipazioni Statali, vorrei ricordare il mio
Presidente dell’Italminiere, Il Professor Tamburini che attraverso me conobbe
l’avvocato Morgante con il quale intrecciò rapporti di affari e di lavoro che
durarono tutta la vita. A quell’epoca non frequentavamo più Minoa ma Torre
Salsa.
Morgante era un brillante avvocato di Grotte dello studio di Enrico La Loggia che
aveva molti clienti a Cattolica. I contadini di Cattolica fin dell’Ottocento
arrotondavano i loro proventi scavando nella terra i filoni di salgemma che
affioravano e poi sui loro carretti li trasportavano a Porto Empedocle dove
venivano acquistati da un commerciante che li ammucchiava in attesa di fare un
carico per un bastimento. Tra questi contadini spesso sorgevano liti su questioni
riguardanti l’estrazione del salgemma e si recavano ad Agrigento dall’Avvocato
La Loggia che aveva affidato a Morgante questo tipo di liti. L’avvocato Morgante,
da raffinato imprenditore quale era, aveva fatto associare i contadini/minatori e
poi gestiva in prima persona questa società fino a quando ne divenne il più
importante azionista. In breve la società ebbe uno straordinario successo e
Morgante divenne a livello internazionale il primo produttore del Salgemma,
organizzando le miniere anche in territorio di Realmonte. Da lì passò anche ai
sali potassici di Casteltermini ed in breve tempo divenne una potenza economica
che colloquiava con la Montedison.
Morgante aveva comprato il feudo di Torre Salsa (un centinaio di ettari sul mare
tra Siculiana e Cattolica) con l’idea di creare un molo per caricare i bastimenti
con il sale ed affrancarsi dal giogo di Porto Empedocle. Nel frattempo in questi
chilometri di costa selvaggia riuscì a far finanziare un progetto per la creazione
di strade interne e piantare migliaia di alberi e cespugli di vario genere creando
una fauna marittima molto rigogliosa.
L’avvocato Morgante era molto bene ammanicato con la politica regionale ed
aveva ottenuto incentivi straordinari sia per la sua società del salgemma che per
la valorizzazione di Torre Salsa ed era entrato anche nel settore delle cantine
creando la meravigliosa cantina di Torre Salsa sulla strada per Siculiana. Ma
notoriamente quella non era una zona viticola e soltanto con i miei vigneti di
Cattolica e con quelli di Francesco Agnello a Siculiana e pochi altri poteva creare
una cooperativa per ottenere i contributi per la costruzione e la gestione della
cantina sociale. Fu così che io divenni socio anche della tenuta di Torre Salsa.
Durante le vacanze con i miei ospiti ci andavo ogni giorno da padrone con il
guardiano che alzava subito la barra appena vedeva avvicinarsi la macchina.
Ogni anno montavamo sulla spiaggia un capanno con la tettoia di stuoia ed
eravamo veramente felici.
Ricordo un buffo episodio avvenuto a Torre Salsa: dopo una mattinata di mare
ed una lauta colazione sotto la stuoia del capanno, gli ospiti accolsero la
proposta di mia moglie di fare una corsa a Burgio per vedere le ultime
produzioni di ceramica di quella famosa fornace. Luciano Sarnari disse che
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preferiva restare al mare. Fu convenuto che dopo la gita a Burgio sarebbero
tornati a riprenderlo. Ed in allegra brigata partirono in due o tre macchine. Poi
tornarono direttamente a Cattolica dove si accorsero che avevano dimenticato
Luciano al mare ed intanto si era fatta sera. Soprattutto la moglie, Laura, era
disperata pensando alle scene che avrebbe fatto il marito. Mio figlio corse a
Torre Salsa quando ormai era buio e trovò Luciano ancora in costume da bagno
furibondo. Io non partecipavo a queste scorribande, sempre impegnato con la
vendemmia ma la sera a cena mi facevano ampi resoconti.
I nostri ospiti venivano a trovarci in Sicilia con l’idea di fermarsi solo qualche
giorno ma poi attratti dalla malia di Torre Salsa non si volevano muovere più.
Per esempio ricordo che Franco De Courten non voleva neppure per fare una
gita in luoghi famosi come Piazza Armerina o Selinunte.
Altri invece come Patrizia e Giorgio Schiavoni dopo pochi giorni di ospitalità in
casa nostra si erano trasferiti in un agriturismo del posto dove sono rimasti
diverse settimane, richiamando anche un figlio da Milano.
Altri amici come Vincenzo Speranza o Giampaolo Zanchini venivano ogni anno
per festeggiare il loro compleanno a Cappellania dove noi organizzavamo in loro
onore una festa, facendo venire i musici da Caltabellotta con chitarre e
mandolini. In qualche posto dovrei avere ancora i menu delle tipiche pietanze
siciliane e locali che formavano l’attrattiva delle nostre feste in quelle lunghe
notti dolci e saporose quando si facevano le ore piccole e non si voleva mai
andare a dormire.
Tra gli amici scrittori ospiti, ricordo Leonardo Sciascia, Andrea Cammilleri, Luisa
Adorno, Silvana La Spina, Silvana Grasso, Michele Padovani e tra gli artisti:
Franco Sarnari, Franco Polizzi e Vanessa Beecroff che abbiamo rivisto anche a
Roma.
Poi c’è il lungo filone degli ospiti inglesi che mia moglie conosceva fin dalla sua
adolescenza e poi il filone dei francesi, quando ormai passavamo lunghi mesi a
Parigi ed i nostri amici parigini si erano incuriositi della Sicilia. Molti di loro
avevano talmente apprezzato da prendere in comodato una casa nel “Firriato“
del Palazzo.
In quegli anni mio fratello maggiore aveva deciso di vendere la sua casina con il
baglio a Borgo Bonsignore e mia moglie aveva trovato in Stefano Malatesta la
persona adatta per acquistarla. Proprio allora nasceva il quotidiano “La
Repubblica” e Malatesta ne era un giornalista di punta. Attraverso di lui sono
arrivati in Sicilia decine di suoi amici che sempre venivano in pellegrinaggio a
Cattolica.
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Eravamo talmente numerosi tra gli ospiti al Palazzo, a Cappellania e nei
comodati che quando ci scambiavamo gli inviti con gli amici Planeta di Menfi che
quando ci invitavano ci chiedevano sempre “in quanti siete?” e noi
rispondevamo in 17 oppure in 25 e loro non battevano ciglio.
Eravamo sempre collegati con i cugini Rizzuto a Piconello. Prima Enzo e Maria
Luisa e poi Maria Luisa ed i suoi figli. Piconello è sempre stata una tappa
fondamentale per tutti i nostri ospiti.
Poi venne l’epoca del “Seminari di studio” promossi dall’Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici di Napoli. La cosa andò così: A Parigi avevo conosciuto il famoso
Avvocato Marotta animatore e presidente dell’Istituto che era venuto per
ritirare un premio dell’UNESCO per la sua attività nella diffusione della cultura
nel Mezzogiorno d’Italia.
Nel corso della premiazione a Parigi era stata illustrata l’attività istituzionale
svolta dall’Istituto presso la sede di Napoli a Palazzo Serra di Cassano con
l’organizzazione di importanti seminari internazionali di filosofia, di storia e di
storia dell’arte. Inoltre era stata spiegata l’originale formula con la quale
l’Istituto aveva organizzato nelle regioni meridionali centinaia di “scuole estive
di alta formazione” per lo svolgimento di seminari sui più diversi argomenti.
Ogni “scuola estiva”, della durata di circa una settimana, prevedeva l’esistenza
combinata di tre elementi:
– il Coordinatore. Una specie di mecenate che individua l’argomento da
approfondire con lo scopo di diffondere la cultura in zone periferiche, in
piccoli centri cioè dove non esistono neanche le scuole superiori. Il
coordinatore inoltre individua i relativi docenti che si impegnano a
svolgere una azione di volontariato, non richiedendo alcuna retribuzione
per la prestazione da svolgere; Il coordinatore infine si impegna a fornire
l’ospitalità (vitto ed alloggio) ai docenti. Il programma poi viene
sottoposto all’approvazione dell’Istituto.
– Il Comune. Elemento essenziale ed indispensabile per l’organizzazione
della “scuola estiva” perché oltre a fornire i locali in cui si svolgono i corsi
assicura attraverso un bando con borse di studio la partecipazione di un
certo numero di persone culturalmente qualificate che hanno interesse ad
approfondire gli argomenti del seminario. L’ammontare della borsa di
studio è del tutto simbolica corrispondente all’acquisto di un panino ed
una bibita per ogni giorno di frequenza. Ai borsisti inoltre il Comune
rilascia un attestato di frequenza che può risultare utile per determinare i
punteggi in certi concorsi pubblici.
– L’Istituto poi patrocina l’iniziativa, la inserisce nel proprio calendario dei
programmi per l’anno accademico e finanzia la trasferta dei docenti
rimborsando solo ed esclusivamente biglietti di trasporti pubblici (auto-
ferroviari ed aerei).
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Ero rimasto molto interessato ed incuriosito per questo tipo di iniziative.
L’Avvocato Marotta poi mi ha incoraggiato a provare a fare il Coordinatore e
creare una scuola estiva a Cattolica.
E’ stato molto faticoso organizzare tutto. Conservo ancora in archivio due grossi
faldoni con la documentazione riguardante i seminari che avevano come tema
“l’informazione e la comunicazione”. Il tema è stato particolarmente azzeccato
per la sua grande attualità. Non ci si è soffermati tuttavia sul dibattito politico
che in quegli anni avvelenava l’Italia (nasceva il “berlusconismo”) ma si è
indagato sulle tecniche ed i linguaggi dell’informazione attraverso l’intervento di
noti esperti del mondo del giornalismo e della letteratura, miei amici e miei
ospiti in casa. Le relazioni dei docenti sono state seguite dal dibattito con i
borsisti che erano stati selezionati nel numero di 15. I seminari tuttavia erano
aperti al pubblico con una affluenza molto alta. Il livello degli interventi è stato
sempre sorprendentemente elevato. La risonanza dell’iniziativa è stata assai
notevole con affluenza di borsisti anche dai paesi vicini.
Negli anni successivi sono stati esaminati altri linguaggi di comunicazione
attraverso il teatro, la danza e la musica.
Il successo del seminario sul teatro tenuto da un mio giovane amico, primo
attore del théatre du Soleil di Parigi, ha fatto epoca con un successo straordinario
di cui ancora si parla.
Si era pensato di rendere stabile nel tempo questa “scuola” cui si voleva
addirittura assegnare una sede permanente. Io però non me la sentivo di
continuare a fare il “Coordinatore” con un impegno organizzativo non
indifferente che mi occupava per molte settimane e che era diventato molto
gravoso per i risvolti pratici. Perfezionista come sono, non dormivo la notte
pensando alle scadenze del giorno dopo. Inoltre i maggiorenti del paese non
approvavano questa iniziativa. Qualcuno ebbe a dirmi: “la cultura non si mangia
e qui c’è bisogno di posti di lavoro e non di chiacchiere”.
Solo i giovani apprezzavano l’iniziativa per l’opportunità che avevano di avere
contatti diretti con gente speciale. L’alternativa era quella di stare seduti al
circolo e parlare di sport…
Non trovai nessuno che volesse raccogliere il testimone e sostituirmi in questa
attività di coordinatore-mecenate, anche se io avevo assicurato l’ospitalità
gratuita per i docenti. Così l’iniziativa dopo tre o quattro anni decadde. Poi è
morto anche l’avvocato Marotta e di diffusione di cultura nelle periferie del
Mezzogiorno non si parla più mentre cresce il mito degli “influencer” e della
musica fracassona notturna con relativo spaccio di droghe.
Di seguito faccio l’elenco dei docenti ai seminari che sono stati nostri ospiti a
Cattolica (molti lo erano già stati in precedenza):
– Nino Borsellino
– Giovannino Russo
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– Benedetta Gentile
– Costanza Biondi
– Vanna Vannuccini
– Stefano Malatesta
– Duccio Bellugi (venne con moglie e figlie e si fermò una settimana)
– Alexis Magarò
Vanna venne con una amica: la moglie del Ministro degli Interni della Germania che
fu nostra ospite e che ci stupì per il suo modo di fare disinvolto. Si chiamava Linda
Schily.
Purtroppo il libro delle firme degli ospiti è cominciato tardi e non posso quantificare
il numero dei nostri visitatori. Quante volte, Fiamma mia, hai apparecchiato la tavola
con i tuoi deliziosi centri tavola e le due candele? Quante candele hai consumato in
sessanta anni di matrimonio? Certo, siamo stati un po’ matti. Forse abbiamo un po’
esagerato. Ma prima c’era troppo desolazione ed isolamento.
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