Il Palazzo di Cattolica in Piazza Grande
Avrò scritto decine e decine di pagine sulla storia di questo Palazzo e sul mio costante intervento in questi ultimi 70 anni. Non è il caso di ripetermi. Basta andare a cercare in tutti i miei scritti.
Eventi che lo hanno riguardato:
– Permesso del Marchese Gaspare al figlio Giuseppe di costruire nella terrazza sopra la cavallerizza (attorno al 1820). In tal modo il Palazzo si è snaturato ed è stato deturpato perché gli eredi di Giuseppe (I Caruselli prima ed i De Michele dopo) hanno rifatto un nuovo prospetto, lo hanno diviso e successivamente hanno anche sopraelevato costruendo un altro piano prima nella parte della Piazza Piccola e qualche anno dopo anche nella parte della Piazza Grande. Un vero obbrobrio.
– Infausto testamento del Marchese Gaspare (1841) e successiva divisione tra i fratelli Francesco e Giovanni;
– Lunghe cause tra gli eredi di Francesco e di Giovanni (miei rispettivi bis-nonni: paterno e materno);
– Matrimonio dei miei genitori (1928) e riunificazione del Palazzo (“si lu vo sapiri stu matrimoniu si fa pi la casa”, disse la nonna Spoto a mia madre);
– Divisione tra noi (io ed i miei fratelli) e lo zio Gasparino (fratello di mio padre) che ebbe anche tutto il palazzo materno al Numero 20 di Piazza Roma (1958);
– Unificazione di fatto della quota paterna di noi tre fratelli con quella di mia madre (1960);
– Mio riscatto delle quote dei miei fratelli: Giuseppe (attorno al 1980) e Dima (attorno al 1990);
– Mio acquisto della quota del ferramenta Renda ed unificazione di tutto il palazzo (2010);
– Miei costanti restauri per 70 anni dell’interno e dell’esterno (le due facciate);
Il Palazzo era stato costruito dal mio antenato Borsellino, chiamato “Gaspare Seniore” ed i lavori erano stati conclusi nel 1774, come risulta dalla data incisa in un mensolone (gattone) del balcone d’angolo tra via Collegio e Corso Regina Margherita. Chissà quando erano iniziati questi lavori di costruzione affidati ad architetti e scalpellini venuti da lontano, dato che in quelle contrade non si erano mai viste costruzioni barocche così raffinate che si incontrano solo ad Agrigento (Palazzo Del Carretto).
“Gaspare Seniore” con i proventi dei suoi commerci sui grani e con l’ausilio del figlio Dima, Vescovo Vicario di Agrigento, proprio in quegli anni aveva comprato con “il mero et misto imperio” il feudo di Giardinelli di Cammarata, entrando in tal modo nel ristretto club dei Baroni siciliani con un posto nel parlamento.
Il nipote, figlio del figlio, anche lui di nome Gaspare, stimato giureconsulto, nel 1812 fu nominato Marchese di Busunè e proprio in questo suo Palazzo aveva ospitato l’anno precedente il Re Ferdinando IV di Borbone come risulta da una lapide posta nell’ingresso delle scale. Il Palazzo quindi fu conosciuto come Palazzo Marchese Borsellino.
Il 3 settembre 1980 il palazzo è stato dichiarato di rilevante interesse storico-artistico ai sensi e per gli effetti della legge 1089 del 1939 e sottoposto quindi a tutte le disposizioni di tutela previste dalla legge stessa.
Il vincolo imposto dalla Soprintendenza per i Beni ambientali ed Architettonici della Regione Siciliana porta le seguenti motivazioni:
“In quanto l’edificio rappresenta un esempio notevole di architettura tardo barocca del XVIII secolo nell’agrigentino, il cui prototipo può essere considerato il palazzo Del Carretto, in Via Duomo in Agrigento. La fabbrica terminata nel 1774 per volere di Gaspare Borsellino, Marchese di Busuné e Barone di Giardinello, fu realizzata in conci di tufo calcareo, detta “pietra del Barancio” negli elementi decorativi e di riquadro ed in murature sciolte in pietra di gesso per il rimanente.
Notevoli i prospetti su Via Collegio e Via Leonardi che elaborano doviziosi disegni nella serie di balconi decorati da larghe e composite cornici a festoni e con decorazioni a cuore sui frontoni;
Detti balconi con ringhiere a collo d’oca poggiano su mensoloni di pietre scolpite; notevole è la soluzione della balconata d’angolo e della smussatura composita dello spigolo. Su via Collegio l’edificio presenta una successione di fornici ad arco sormontate da finestrelle. La sinuosità dei timpani curvi e spezzati viene mediata dalla decisa chiusura, in alto, del cornicione sormontato ad intervalli regolari da grosse pigne in pietra.
Verso la fine dell’ottocento il prospetto aggettante sulla Piazza Roma subì una modifica sostanziale; il fatto compositivo più rilevante è determinato dal portale, incorniciato da colonne doriche, nello spirito dell’epoca ed in sincronia con i coevi ritrovamenti dell’antica Eraclea; questo prospetto può dirsi integrato nel complesso architettonico, in quanto ormai storicizzato. All’interno notevoli alcune sovrapporte in tela a due colori, forse opera di Raffaello Politi (1783-1879), che pare vi abbia lavorato, interessante anche l’affresco del salone sud-ovest.
Posto di fronte alla Chiesa del Purgatorio (Sec XVI), in un ambiente caratterizzato da costruzioni sei settecentesche, Palazzo Borsellino crea un dialogo architettonico con il contesto ed in special modo con il severo palazzo dei Bonanno (Sec. XVII), guardando verso Piazza Umberto.”
Proprio in quegli anni nasceva a Roma l’Associazione delle Dimore Storiche Italiane (ADSI), fondata dal Conte Niccolò Pasolini Dall’Onda (mio amico) che ne fu a lungo Presidente, che riunisce i proprietari di immobili storici che rappresentano una componente importante del patrimonio culturale italiano. Io sono stato tra i primi iscritti nella Sezione Sicilia e lì che ho conosciuto il compianto Giovanni Tortorici Montaperto, Principe di Raffadali che ne è stato il primo Presidente.
L’ADSI propugna la conservazione e la valorizzazione di questo patrimonio artistico la cui identità per la sua storia e per il suo valore culturale è lo stretto legame con il territorio. Gravi sono i problemi connessi alla manutenzione cui devono far fronte i proprietari che ne sono i custodi.
Ho sempre amato e detestato Cattolica. L’ho detestato per i suoi abitanti invidiosi e rancorosi che mi hanno sempre creato difficoltà; l’ho amato per questo Palazzo della mia famiglia.
Non ci sono nato in quella casa ma ci ho vissuto continuativamente tra il 1940 ed il 1946, gli anni della guerra e del dopo guerra. Poi sono andato per cinque anni al Collegio Pennisi di Acireale. A Cattolica tornavo solo durante l’estate (a morire di caldo). Questo è bastato per creare tra me ed il Palazzo un rapporto speciale. Sento, come imperativo categorico, di dovermi occupare della sua custodia, manutenzione e salvaguardia cercando di valorizzarlo al meglio anche tramite i suggerimenti dell’ADSI che ho assiduamente frequentato ed a cui ho iscritto anche i miei cinque nipoti che con interesse partecipano ai ricorrenti raduni che vengono organizzati.
Io ho sentito quasi un dovere l’unificazione ed il restauro del Palazzo dopo che i miei fratelli lo avevano di fatto abbandonato. Questo mi è costato un grande sacrificio economico sia per il restauro degli interni e dei prospetti esterni che per la costante manutenzione.
Purtroppo è molto difficile la sua valorizzazione perché il Palazzo si trova tra le due piazze del Comune dove sono allocati diversi bar che fanno a gara nel riprodurre musica sempre più assordante, mettendo addirittura gli altoparlanti all’esterno dei locali. L’utilizzazione turistica richiederebbe quiete e tranquillità. In quelle piazze invece soprattutto nel periodo estivo il frastuono è assordante e si protrae fino a notte fonda. Non è possibile dormire ed io da tanti anni ho rinunciato alla guerra con gli esercenti e mi sono stancato di presentare esposti e denunce alle Autorità.
Cattolica come tutti i comuni dell’interno è un paese in spopolamento. I giovani vanno via e c’è un po’ di animazione in estate per il ritorno degli emigranti che vengono a passare qualche settimana di ferie nel paesello natio.
Cattolica nel suo territorio ha i reperti archeologici di Eraclea Minoa conosciuti in tutto il mondo. Su questo bisogna puntare. Sul rilancio e l’organizzazione di una forma di turismo culturale basato su questa attrazione millenaria legata alla mitologia che ora diventa storia. Minosse da figura mitologica rappresenta la cerniera con la storia. Troppo poco sappiamo sull’età minoica e sui re Sicani.
Io nel mio piccolo, sento di avere una forma di mecenatismo e sono pronto a dare un contributo per lo sviluppo civile del paese. Già l’aver unificato, restaurato e ben manutenuto questo Palazzo storico, che dovrebbe rappresentare una attrattiva per il paese, credo che sia una manifestazione di attaccamento e di legame disinteressato, dato che non posso neppure venirci a dormire, considerando il frastuono notturno.
Ho già restaurato l’antica cavallerizza con affaccio tra le due piazze e l’ho messa a disposizione gratuitamente per eventi culturali che possano dare lustro al paese. Si è già svolta, con il consenso generale, una manifestazione per la presentazione del progetto del restauro del teatro di Minoa.
L’ADSI mi ha messo in contatto con l’Associazione dei quartettisti strumentali, cioè quell’associazione che raccoglie i quartettisti diplomati nei vari conservatori di musica in Italia che vorrebbero conoscersi e provare a formare un quartetto. Io non avrei alcuna difficoltà ad offrire loro gratuitamente quattro camere da letto nel mio Palazzo per dare loro l’occasione di incontrarsi e provare i loro strumenti. Purtroppo però nel centro storico Cattolica è il paese del frastuono dove non si dorme la notte altro che musica classica…..
Io ho già compiuto 88 anni e sono entrato nell’ottantanovesimo anno. Sono quindi sulla soglia dei 90 anni. Credo che nell’aver unificato e restaurato questo Palazzo ho compiuto il mio dovere. Quel che succederà in seguito non posso prevederlo ma so che tutto è collegato con lo sviluppo culturale che vorrà darsi a questo paese.
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