I Borsellino: il Marchese Gaspare, Giureconsulto e Proconservatore del Regno
In questo “profilo” lo chiameremo sempre “Marchese Gaspare” per distinguerlo da tutti gli altri numerosi Gaspare della famiglia.
Era l’unico figlio di Francesco, primogenito di “Gaspare Seniore”, uno degli artefici della fortuna della famiglia. Nonostante tutte le mie riserve sulla sua persona e tutte le critiche che si possono fare sul suo operato, il Marchese Gaspare è stato certamente nel bene e nel male il personaggio di maggior spicco della nostra famiglia negli ultimi tre secoli. Era nato nel 1765 ed anche se è morto a metà dell’Ottocento è sempre rimasto con una mentalità settecentesca, ancien regime, non essendo stato minimamente sfiorato dall’illuminismo e dai principi fondamentali della Rivoluzione Francese. Sordo, protervo ed anche gretto, bigotto e diffidente nei confronti della modernità. Era il classico esempio del Barone reazionario contro il cambiamento ed il progresso. Purtroppo la sua corrispondenza è andata in gran parte dispersa. In archivio ho trovato poche carte che lo riguardano. Sono rimasti solo i suoi “registri” e libri di conti in carta pergamena.
Dopo i primi studi presso il Seminario di Agrigento, sotto la protezione di suo zio Dima, Vescovo Vicario di tale Diocesi, si trasferì a Catania dove presso quell’Università, unica a quell’epoca in tutta la Sicilia, prese la laurea in Giurisprudenza. Si conservano i suoi libri, tutti ben rilegati e con le sue cifre: una biblioteca per lo più di carattere giuridico e con ampi settori di letteratura e “varia umanità”.
A ventiquattro anni aveva già completato i suoi studi, era ritornato a Cattolica e si era subito sposato con una ragazza del posto, di diciotto anni, Maddalena Rondelli, che nel corso della sua vita gli dette ben dodici figli dei quali ne sopravvissero dieci: cinque maschi e cinque femmine.
Il “Marchese Gaspare” con il suo senso di giustizia formale, ai figli maschi destinò beni equivalenti ad 8.000 onze ciascuno ed alle figlie femmine beni per 4.000 onze. Se consideriamo che una onza al giorno d’oggi equivale ad una cifra tra i 150 e i 200 euro significa che ai figli maschi destinò beni per circa 1 milione e mezzo di euro ed alle figlie femmine per circa 750 mila euro. Per quell’epoca era una dote ottima.
Inoltre le cinque figlie femmine le sposò con cinque Baroni della provincia: Anna con Rosario Tortorici di Raffadali; Stefana con Giuseppe Tagliavia di Sciacca; Gesua con Francesco Inglese di Alessandria; Giovanna con Vincenzo Agnello di Siculiana e Teresa con Antonio Rotolo di Aragona. Tutte famiglie ragguardevoli della Provincia di Agrigento.
Dei cinque figli maschi, il primogenito fu Dima, per tutta la vita chiamato “il Marchesino”, che ebbe il Feudo di Giardinelli di Cammarata e che si sposò a solo venti anni con Anna Galifi Sandoval, discendente da un antico Viceré. Non ebbe figli e lasciò erede universale dei suoi beni, il figlio di suo fratello Giovanni
(minore di lui di almeno venti anni e di cui era stato padrino). Cosa che non poteva fare per quanto riguardava il Feudo per via della clausola del “fedecommesso primogeniale agnatizio” posta nel testamento di “Gaspare Seniore”. Questa fu una delle tante ragioni di cause che hanno avvelenato la nostra famiglia.
Il primogenito avrebbe dovuto chiamarsi Francesco come il padre; ma il “Marchese Gaspare” era troppo grato allo zio Vescovo Vicario che lo aveva protetto, avviato agli studi ed aveva concretamente contribuito alle fortune della famiglia. Per questo fece uno strappo alla tradizione ed il primogenito si chiamò Dima. Questo Dima non visse mai a Cattolica e divideva il suo tempo, con la moglie, bella e capricciosa, tra il Palazzo di Agrigento ed il Palazzo di Palermo ove frequentava la buona società e circoli esclusivi. Non disdegnava neanche i viaggi se, come sempre si racconta, è andato a Parigi con la propria carrozza.
Due figli cadetti, Giulio e Giuseppe, invece di essere avviati alla carriera militare o amministrativa se non ecclesiastica, rimasero ad oziare a Cattolica e, liquidato rapidamente il loro patrimonio, caddero subito “in bassa fortuna”, come si diceva a quei tempi, e comunque si estinsero almeno nel lato maschile.
Gli altri due figli furono il secondo genito Francesco (chiamato “il Cavaliere”) che lo assistette per tutta la vita e che divenne il suo erede universale ed era il mio bisnonno da parte paterna e Giovanni mio bisnonno da parte materna, l’ultimo nato, il cui figlio (mio nonno anch’esso di nome Dima), come accennato ebbe l’eredità dello zio “Marchesino Dima” che non aveva avuto figli.
Il “Marchese Gaspare” per il suo ciclo di studi e per la sua qualifica di “giureconsulto”, rara in tutta la provincia, ebbe subito incarichi di prestigio che lo gratificarono: provveditore, procuratore, giudice di circondario, Presidente del Consiglio Provinciale di Girgenti, etc.
Nel 1802 fu nominato Proconservatore del Regno per la terra di Cattolica. Era questa una nomina molto importante del diritto pubblico medioevale ancora vigente in quell’epoca, che veniva fatta direttamente dal Re di fronte al quale il “Marchese Gaspare” diveniva garante di tutti i poteri locali, superando anche quelli del Principe Fondatore di un Comune feudale come Cattolica.
Dal punto di vista araldico, lo zio Giovanni (fratello di suo padre e senza figli) già nel 1790 aveva preso l’investitura di Barone di Giardinelli di Cammarata, e soltanto alla sua morte, nel 1816, il “Marchese Gaspare” potrà ereditarne per intero sostanze e titolo. Frattanto nel 1808 aveva preso l’investitura di Barone di 5/8 del feudo di Giardinelli di Sciacca riunificando i 3/8, comprati dal padre nel 1790 ed a lui ceduti nel 1800, con i 2/8 da lui comprati nel 1804. Quindi anche formalmente era riconosciuto Barone, con diritto ad un seggio nel Parlamento Siciliano nel ramo dei nobili, anche se già di fatto fin dai primi decenni del Settecento, ai tempi di suo nonno “Gaspare Seniore”, i Borsellino erano comunemente chiamati Baroni. Il maggiore riconoscimento araldico lo avrà soltanto nel 1812 quando con regio privilegio
ebbe concesso il titolo di Marchese “sul nome”, connesso al Feudo di Busunè comprato l’anno precedente dalla Commenda Gerosolimitana Salernitana di Girgenti.
L’anno precedente il “Marchese Gaspare” aveva ospitato nel suo Palazzo di Cattolica Re Ferdinando IV di Borbone in occasione di una battuta di caccia al coniglio con i furetti, avvenuta durante il soggiorno del Re nella palazzina di Ficuzza. Era quella l’epoca in cui i Borboni si erano rifugiati in Sicilia durante l’occupazione napoleonica di Napoli con il regime di Gioacchino Murat. Probabilmente è stata questa ospitalità a propiziargli la nomina a Marchese!
Furono quelli gli anni di maggiore splendore della famiglia anche dal punto di vista sociale sia per gli ottimi matrimoni dei figli che per la sua carriera che si svolgerà ormai a Palermo dove aveva comprato un palazzetto nella rinomata Via Bandiera in pieno centro storico (ancora di proprietà della nostra famiglia) e dove possedeva anche una villa ai Pietrazzi per la villeggiatura.
In quegli anni viveva stabilmente a Palermo, facendo parte del Gabinetto del Viceré, Marchese Pietro Ugo delle Favare nelle cui grazie era entrato da tempo immemorabile, condividendone le idee politiche.
A Cattolica a partire dal 1804 era stato il primo Sindaco ed ininterrottamente aveva mantenuto tale carica fino al 1821 quando, a seguito dei moti popolari che interessarono tutta la Sicilia ebbe il palazzo devastato dalla popolazione inferocita nei suoi confronti per il suo comportamento reazionario, strettamente fedele al Re Ferdinando e sordo ai fermenti liberali dell’epoca. Proprio in quell’occasione l’ultimo Principe della Cattolica, Giuseppe Bonanno, era stato catturato nella sua villa di Bagheria, decapitato e la sua testa era stata portata in giro per la città. La barbarie non ha limiti.
Tali vicende sono ampiamente descritte dal Falci (Raimondo Falci, Scienziati e patrioti siciliani negli albori del Risorgimento, Palermo 1926).
Di seguito viene trascritto l’albero genealogico dei Borsellino partendo da Francesco, il primo arrivato a Cattolica dalle campagne di Agrigento
FRANCESCO (1660-1712)
Sposa (in seconde nozze) Vittoria Castelli il 8-11-1699 ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________
_ !! !! Gaspare “Seniore” (1710-1786) Liborio Sposa Anna ???? nel 1726 Sposa Carmela Rizzuto il 23-11-1727 ____________________________________________________________ ____
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Francesco (1731- 1800) Dima (1736-1812) Giovanni (1738-1816) Sposa Stefana Rizzuto nel 1760 Vescovo Vic (Il Barone) Senza Figli
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Marchese Gaspare (1765-1842) Sposa Maddalena Rondellli
Liborio (1735-1810) Generale Agostiniano
!!! !!!
Marchesino Dima (1792- 1868) Cavalier Francesco (1796-1867) Giovanni
(1817-1874)
Sposa Anna Galifi Sandoval nel 1812 Sposa Giuseppa Giacoma Rizzuto nel 1845 Sposa Giovanna Spoto nel 1842
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