Le Memorie di Gasparuccio: Liborio Borsellino, “Generale Agostiniano”
Abbiamo visto che uno dei due figli del primo Francesco, venuto a Cattolica da Agrigento e sposato con Vittoria Castelli, fosse Liborio sposato il 23.11.1727 con Carmela Rizzuto. Fratello quindi di Gaspare Seniore. Egli ebbe un figlio che si chiamò Liborio, con il suo stesso nome perché usava allora che i preti di successo nel corso della loro carriera abbandonassero il proprio nome e prendessero il nome del padre.
- Ecco quindi quali sono i rapporti di parentela e dove collocare nell’albero genealogico della famiglia il Liborio Borsellino che nel 1770 nella Congregazione di Centorbi divenne Generale dell’Ordine degli Agostiniani.
- Di questo Liborio possiedo un grande ritratto che campeggia nell’ingresso del Palazzo di Cattolica, con sotto quattro o cinque righe di scritta in latino. Purtroppo la scritta è indecifrabile, anche dopo il restauro, perché troppo lacunosa. Comunque si legge bene il nome “Liborio Borsellino e Rizzuto”.
- Il Liborio agostiniano nel ritratto appare seduto accanto ad un tavolo sul quale sono posti simboli significativi: un sacchetto di monete d’oro ad indicarne la ricchezza, un campanello per il comando, un crocifisso per la pietà ed alcuni libri per indicarne la dottrina. Gli agostiniani in quel periodo si distinguevano per la pietà e per la pratica dell’eremitaggio non certo per la dottrina. Liborio invece era “frater et magister”. Lo ricorda una lapide sul suo sepolcro nella chiesa di Palermo di Sant’Agata la Pedata. La lapide è posta proprio sull’altare maggiore nella parte opposta della teca contenente l’impronta su un masso (la “pedata”) lasciata da Sant’Agata andando al martirio. In essa è scritto: “DEO OPTIMO MAXIMO Hic iacernt ossa reverendissimi patris nagistri Liborii Bors llini a Cattolica, filii conventus S. Agathe Panormi, qui provincialatus munere sexta vice functus Augustinianae familiuae Panormi ac Romae prior, plenus meritis et virtutibus V Kalendas Octobris aetatisi suae vero LXX obiit diem supremum anno MDCCCX.
Traduzione: A DIO OTTIMO MASSIIMO Qui giacciono le ossa del reverendissimo padre maestro Liborio Borsellino da Cattolica, figlio del Convento di S. Agata a Palermo, che per sei volte svolse l’ufficio di provinciale della famiglia Agostiniana a Palermo e a Roma fu priore, pieno di meriti e virtù morì il 27.9.1810 all’età di 75 anni. Liborio era nato quindi nel 1735. - E’ stato molto emozionante per me fare questo pellegrinaggio nella chiesina di Palermo (in una traversa di Corso Tukery) dove c’è il sepolcro di questo Liborio e mi piace molto avere in famiglia questo personaggio di così alto prestigio che per le sue funzioni dovette avere rapporti con papi e cardinali.
- Mi sono fatto l’idea (certamente campata in aria) che la grande personalità di Liborio abbia influito nella fortuna di Gaspare Senior che era suo zio. In quegli anni infatti era frequente che i preti che raggiungevano alti livelli aiutassero la propria famiglia nella scalata sociale e della ricchezza. (Vedi quel che ho scritto a proposito dell’acquisto della Baronia del Salacio da parte dell’altro mio grande antenato Barone Spoto. Inoltre la stessa cosa può dirsi per l’ascesa dell’altro mio grande antenato Calogero Parlapiano che a Ribera si sostituì al duca di Bivona). Quello era il periodo del tracollo delle grandi famiglie feudatarie dell’epoca spagnola ed aragonese e la piccola nobiltà locale man mano ne occupava il posto.
- Liborio divenne generale degli agostiniani nel 1770, quindici anni prima dell’acquisto del feudo di Giardinelli da parte di Gaspare Seniore. E’ possibile che lo abbia aiutato? Ma forse Liborio era un santo uomo che si occupava solo di pratiche ascetiche. Il fatto è che sto cercando un aggancio per capire come abbia fatto Gaspare Seniore ad uscire dal suo piccolo guscio di provincia per entrare nel grande gioco ed avere titolo formale di Barone con “mero et misto imperio”, titolo per far parte formalmente della nobiltà e diritto di far parte del Parlamento del Regno.
I due cugini: Liborio, Generale Agostiniano (1735-1810) e Dima, Vescovo Vicario (1736- 1812) hanno certamente svolto un ruolo di sostegno nell’ascesa sociale di Gaspare Seniore che comprò il Feudo di Giardinelli di Cammarata e prese l’investitura di Barone a nome del figlio Giovanni mentre il primogenito Francesco comprava i cinque ottavi del feudo di Giardinelli di Sciacca prendendone il titolo di “Signore”. Bisognerà aspettare il 1812 per ottenere il titolo di Marchese a nome del nipote Gaspare. Questa la situazione araldica.
Del ritratto di Liborio ho già detto. Del Vicario Dima, ricordo di aver visto un suo grande ritratto con la benda su un occhio. Pare infatti che fosse cieco di un occhio. Era un enorme quadrone nero con la cornice dorata e con una scritta di almeno tre righe. Questo quadro stava ammucchiato tra decine di casse che la nonna Spoto teneva nella cosiddetta stanza dello zio Dima, quella che da sulla piazza piccola. Poi finalmente, dopo anni di lotte con mia nonna, mia madre riuscì a sbarazzare questa stanza ed il quadrone fu portato in garage. Dopo molti anni mio fratello Dima ripulì il garage per affittarlo al circolo La Loggia e questo quadro fu portato nella “paglialora” del Pizzo. Nella “paglialora” ci pioveva. Quando io ho sbarazzato la “paglialora” per trasformarla nell’attuale delizioso loft del Pizzo (casa di Martine), ho trovato tracce della tela strappata ancora attaccata ai listelli della cornice da cui traspariva l’oro della laccatura. Questa è la storia della nostra incultura e del poco attaccamento alle tradizioni. Perché portare in garage prima e nella “paglialora” poi questo ritratto? Bastava appenderlo in una parete della nostra vastissima casa al posto di qualche stampa della madonna di Pompei…. Ma tant’è. Di Dima, Vescovo Vicario e benefattore della famiglia non c’è più traccia.
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