Le Memorie di Gasparuccio: Borsellino, Spoto e Rizzuto
Nelle prime tredici puntate ho ricordato in estrema sintesi le origini di Cattolica e le vicende della famiglia del Feudatario Fondatore e della sua veloce decadenza.
Per sommi capi ho anche ricordato le origini delle tre famiglie (Borsellino, Spoto e Rizzuto da cui discendo io) che per censo e nobiltà sono risultate emergenti e dominanti nello sviluppo di Cattolica, dopo la rapida caduta degli ultimi discendenti del Principe Fondatore.
Ovviamente di queste tre famiglie in archivio ho un dettagliato albero genealogico con gli intrecci matrimoniali avvenuti in diverse occasioni (Date di nascita, di morte, elenchi di figli, etc.). Roba noiosa che può interessare soltanto la gente pedante; tuttavia nella continuazione della narrazione metterò in risalto quei personaggi di queste tre famiglie che si sono distinti per il loro carattere forte ed energico oppure anche per la loro eccentricità.
Intanto abbiamo visto che queste tre famiglie hanno prosperato anche per la presenza di un prelato, più o meno importante, che ha contribuito in modo sostanziale all’accrescimento della ricchezza della famiglia.
Si chiama “Nepotismo” ed i Papi fin dal Medio Evo con i Borgia e poi con Paolo III Farnese e Giulio II, ce ne hanno lasciato un vasto esempio. Per non parlare delle grandi famiglie principesche romane (dai Barberini, ai Colonna, dai Chigi agli Aldobrandini) che hanno sempre avuto un papa in famiglia da cui sono state sempre beneficate. In effetti chi ha autorità e potere tende a favorire i propri parenti. Sembra che la tendenza al “nepotismo” sia istintiva e naturale. Quindi non c’è da meravigliarsi che nel loro piccolo i preti di casa Borsellino, Spoto e Rizzuto abbiano aiutato la loro famiglia di origine a diventare più ricca ed autorevole.
Non credo ci siano stati molti rapporti tra i Bonanno (ultimi discendenti del Principe della Cattolica) e gli esponenti di queste tre famiglie emergenti a Cattolica. Questo perché il Principe Fondatore non ha mai abitato a Cattolica. La Principessa Giovanna Isfar, succeduta al fratello morto in età giovanile, viveva a Misilmeri con il marito Principe Del Bosco e regalò subito il suo palazzo alle suore che lo trasformarono in convento.
Con quali di questi principi furono in contatto i miei antenati? Che rapporti avevano? In archivio non trovo tracce. Penso che Gaspare Seniore sia stato in relazione con Giuseppe Bonanno e Filangeri che nello stesso periodo aveva iniziato la costruzione del palazzo. Certo, questo principe a causa del suo tenore di vita estremamente elevato (le sue feste nel palazzo di Palermo sono rimaste leggendarie) aveva iniziato il declino del suo casato soggiogando ed ipotecando tutto il suo patrimonio. Gaspare Seniore invece era l’artefice dell’inizio della fortuna dei Borsellino. Parimenti penso che Gaspare Seniore sia stato in contatto con il figlio e cioè Francesco Bonanno e Borromeo che nel 1781 prese l’investitura di Principe della Cattolica.
Il Marchese Gaspare invece era coetaneo dell’ultimo principe Giuseppe Bonanno e Branciforti; ma non ho trovato alcuna traccia in archivio anche perché non ho le carte del Marchese Gaspare che credo, purtroppo, siano state disperse.
Ho trovato un biglietto, a stampa in cui non è indicato l’anno, ma che stimo tra il 1815 (dopo la restaurazione) ed il 1820 (anno dell’assassinio dell’ultimo Principe) con questa scritta:
Degnandosi le LL.AA.RR
Duca e Duchessa di Calabria
Onorare dell’Augusta loro presenza
Nelle sere del 15 e 16 di questo Agosto
La casa a porta de’ Greci
Del Principe e Principessa della Cattolica
I medesimi pregano
Li Signori Marchesino e Marchesina di Borzellini
D’intervenirvi, onde fare la corte
Alle prelodate AA; RR
Tradizionalmente il titolo di Principe di Calabria veniva assegnato all’erede al trono del Regno di Napoli. In questo caso Francesco I che fu Re tra il 1825 e 1830.
L’espressione “Marchesino e marchesina” mi fa pensare che gli invitati fossero il Marchese Dima con la moglie Anna Galifi Sandoval e non il Marchese Gaspare. D’altra parte proprio in quegli anni Il Marchesino Dima aveva preso possesso del palazzo di Via Bandiera.
Successivamente Giuseppe Bonanno ai primi dell’Ottocento costruì un importante Palazzo nel Centro Storico che per mancanza di mezzi economici lasciò incompiuto. Era già iniziata l’epoca delle soggiogazioni dei feudi. Quel Palazzo quindi non fu mai arredato ne tanto meno abitato fino a quando nel 1842 fu venduto ai Cenci Bolognetti di Roma che dopo pochi anni lo vendettero ai miei antenati Spoto.
Sulla breve parentesi dei Cenci Bolognetti a Cattolica, credo che bisognerà dedicare una “puntata” perché fino ad ora mi sembra che nessuno ne abbia mai parlato.
Presso la Biblioteca del Comune, in via Collegio, sono esposti due grandi quadri con l’elenco degli amministratori dalle origini fino ai nostri giorni. Tra gli amministratori vengono inclusi tutti i principi che si sono succeduti fino all’abolizione del Feudalesimo. Credo che sia improprio mescolare i Principi con gli amministratori. Cattolica era un tipico Comune Feudale ed i Principi avevano il mero et misto imperio, cioè avevano la giurisdizione civile e giudiziaria; l’unico potere che non avevano era quello di condannare a morte un cittadino. Però nominavano un capitano di giustizia che poteva mettere in prigione i cittadini che ritenevano si fossero macchiati di un reato e buttare via la chiave, cioè lasciarli marcire in prigione.
Non so in che epoca si iniziò nei comuni feudali ad eleggere un sindaco. So però che il Marchese Gaspare Borsellino nel 1802 fu nominato Proconservatore del Regno nella terra di Cattolica. Proconservatore nel Diritto Pubblico medioevale, ancora vigente con i Borboni, era una carica altamente onorifica con nomina fatta dal Re. Il compito del Proconservatore era quello di essere il garante nei confronti dell’autorità centrale dell’attività di tutti gli ufficiali locali nell’ambito civico. Era quindi un rappresentante del Re con il compito di controllare l’amministrazione del Principe che nominava gli ufficiali locali. In qualche modo era un controllore dell’attività del Principe e non un suddito.
Nell’elenco degli amministratori quindi il mio avo Marchese Gaspare è il primo, in senso cronologico, dopo il succedersi dei vari Principi. Dal 1802 al 1821 per quasi venti anni consecutivi rimase proconservatore o amministratore o sindaco. Successivamente il secondo Sindaco (nel 1821) diventa l’altro mio avo, Barone Giacomo Spoto, consuocero del Marchese Gaspare in quanto la sua figlia primogenita Giovanna aveva sposato Giovanni, l’ultimo nato del Marchese Gaspare. Ma questo matrimonio avvenne quando ormai il Marchese Gaspare era morto. Il Barone Spoto forse fu il primo sindaco eletto, visto che ormai (nel 1812) era cessato il regime feudale. Non so quando sia iniziata l’elezione del Sindaco da parte dei cittadini residenti (evidentemente solo elettori maschi e con un certo livello di istruzione o di ricchezza). Il suffragio universale in Italia (con il volto anche alle donne) inizia soltanto con le elezioni del 1946, dopo la seconda guerra mondiale.
Il Barone Giacomo Spoto fu per quattro volte sindaco.
Per circa 140 anni dal 1803 nomina del Marchese Gaspare al 1943 morte di mio padre, Podestà in carica, si sono sempre avvicendati nella carica di Sindaco i miei antenati Borsellino, Spoto, Rizzuto ed anche i Tortorici (altra famiglia baronale proveniente da Raffadali. Rosario Tortorici, ultimo amministratore del Principe della Cattolica, era genero del Marchese Gaspare avendo sposato la figlia Anna). Oltre queste quattro famiglie, negli intervalli in cui un loro esponente non era sindaco, furono sindaci per lo più i notai dell’epoca (Giubilaro, Galluzzo, Leonardi, La Loggia, Tutino. Galluzzo però era farmacista).
Ecco l’elenco dei Sindaci:
Marchese Gaspare Borsellino 1803 – 1821
Barone Giacomo Spoto 1821 – 1824
Notaro Francesco Giubilaro 1824 – 1827
Barone Giacomo Spoto 1827 – 1828
Notaro Giuseppe Galluzzo 1828 – 1830
Don Rosario Tortorici 1830 -1831
Don Vincenzo Rizzuto 1831 – 1834
Barone Giacomo Spoto 1834 – 1836
Cavaliere Francesco Borsellino 1836 – 1840
Barone Giovanni Tortorici 1840 – 1843
Don Giuseppe Borsellino 1843 – 1846
Don Emanuele Leonardi 1846 – 1850
Don Diego Galluzzo 1850 – 1852
Barone Giacomo Spoto 1852 – 1858
Don Leopoldo Tortorici 1858 – 1860
Don Francesco Spoto 1860 – 1861
Don Giuseppe Rizzuto 1861 – 1864
Don Agostino Tortorici 1864 – 1866
Don Leopoldo Tortorici 1866 – 1870
Don Francesco Spoto 1870 -1876
Don Giovanni Tortorici 1876 – 1879
Don Francesco Paolo Spoto 1879 – 1881
Don Agostino Tortorici e Pacino 1881 – 1889
Don Michele Spoto 1889 – 1893
Marchese Dima Borsellino 1893 – 1901
Don Francesco Paolo Spoto 1901 – 1910
Notaio Salvatore La Loggia 1910 – 1912
Don Salvatore Spoto 1912 – 1913
Signor Santo Spagnolo 1913 – 1916
Don Salvatore Spoto 1916 – 1919
Commissario Prefettizio 1919 – 1920
Notaio Salvatore La Loggia 1920 – 1924
Commissario Prefettizio 1924 – 1927
Notaio Antonio Tutino 1927 – 1931
Commissario Prefettizio 1931 – 1932
Marchese Giovanni Borsellino 1932 – 1936
Commissario Prefettizio 1936 – 1937
Signor Modesto Guarraggi 1937 – 1942
Cavaliere Francesco Borsellino 1942 -1943
Il Prof. Lorenzo Gurreri recentemente ha pubblicato un pregevole libro con le interviste da lui fatte a tutti i sindaci che si sono susseguiti dal dopoguerra fino ai nostri giorni. E’ un materiale prezioso anche se manca un approccio critico ed ognuno se la canta e se la suona come vuole, senza l’ombra di un contradittorio.
Sarebbe molto interessante se il Prof. Gurreri potesse accedere agli archivi del Comune e consultare gli atti riguardanti i sindaci fino alla seconda guerra mondiale. In archivio ho trovato notizie sporadiche su questi sindaci come Don Michele Spoto (1889-1893) ed il suo successore (figlio di sua sorella di cui era stato tutore ) e cioè Marchese Dima Borsellio (1893-1901), mio nonno. Erano personaggi straordinari che si occupavano della cosa pubblica per passione con grande dedizione e senso di responsabilità. Principalmente erano ottimi amministratori e non venivano pagati. Non è come oggi che fare il sindaco o l’assessore è un mestiere.
Dal 1943 ad oggi (in circa 50 anni) si sono succeduti una quarantina di sindaci. Nessuno discendente dalle quattro famiglie (Borsellino, Spoto, Rizzuto e Tortorici) che si erano avvicendate in questa carica nei primi 140 anni di vita del paese, cioè fino al 1943 anni di morte di mio padre. Raimondo Borsellino, chirurgo di chiara fama e deputato al Parlamento Nazionale che fu sindaco tra il 1953 e 1957 è un mio lontano parente ma non discende in linea retta dal Marchese Gaspare.
Ecco i miei antenati diretti che furono sindaci di Cattolica:
– Mio padre Francesco dal 1942 al 1943
– Mio nonno Dima dal 1893 al 1901
– Mio bisnonno Francesco Spoto dal 1860 al 1861 e dal 1870 al 1876
– Mio bisnonno Francesco Borsellino dal 1836 al 1840
– Il mio avo Giacomo Spoto dal 1821 al 1824; dal 1827 al 1828; dal 1834 al 1836; dal 1852 al 1858.
– Il mio avo Giuseppe Rizzuto dal 1861 al 1864
– Il mio avo Vincenzo Rizzuto dal 1831 al 1834.
– Il mio avo Marchese Gaspare Borsellino dal 1802 al 1821.
Il Comune di Cattolica frattanto andava sviluppandosi con la costruzione di civili infrastrutture come ad esempio le fognature. In archivio si trovano tre curiosi biglietti di invito per l’inaugurazione di tre opere che indicano le tappe dello sviluppo civile di Cattolica (ormai dopo l’unità d’Italia chiamata Cattolica Eraclea) per quel che riguarda acqua, luce e telefono:
- l’acqua potabile fu inaugurata il 20 luglio 1887
- la luce elettrica fu inaugurata il 5 novembre 1930
- Il primo telefono pubblico risale al 1914
Precedentemente c’erano “abbrivaturi” di “acqua amara” per gli animali e fontanelle di acqua potabile che non proveniva dall’acquedotto ma da sorgenti locali.
Bisognava trasportare l’acqua nelle case con le quartare e bisognava fare la fila alla fontanella per riempire la quartara. Origine di continue liti. Noi avevamo “un’acqualora” e cioè una donna che passava la giornata a riempire le quartare e venire a svuotarle nelle giare che avevamo in cucina e nei gabinetti.
L’acqua potabile nelle case arrivò soltanto verso il 1948 ed io ho una precisa memoria del luogo in cui furono sistemati i prima rubinetti con impianti esterni che deturpavano le mura della facciata e delle stanze. Solo in un secondo tempo si fece “l’impianto incassato”. In un vecchio gabinetto, tuttavia, sussiste ancora nella doccia il vecchio impianto esterno dei tubi.
Arrivata la luce elettrica, fu possibile ascoltare la radio. Mi hanno raccontato che mio padre mise su un balcone la radio collegata alla corrente elettrica ed alzò il volume al massimo. Immediatamente la piazza si riempi di contadini, stupiti, che venivano ad ascoltare per la prima volta la radio!
Non è facile fare ricerche sullo sviluppo di Cattolica anche perché una fondamentale fonte per ottenere dati e notizie è stata distrutta. Mi riferisco all’archivio comunale. Nell’ottocento c’è stato un violento incendio che ha bruciato tutto.
Anche i dati anagrafici della popolazione risalgono a epoche relativamente recenti:
I registri anagrafici risalgono:
– nascite al 1866;
– matrimoni al 1867
– morte al 1865.
Forse qualcosa dovrei dire, a proposito dello sviluppo di Cattolica, della spiaggia chiamata Minoa. Fino agli anni della mia adolescenza, Cattolica ignorava il mare a pochi chilometri di distanza. Anche le terre vicine al mare erano abbandonate perché troppo ventose. Non si andava a fare i bagni e nessuno sapeva nuotare.
Per completezza dovrei parlare anche della famiglia della mia nonna materna che era una Parlapiano di Ribera. Non lo faccio perché dovrei parlare di Ribera, altro Comune di nuova formazione creato dai Moncada che già signoreggiavano a Caltabellotta e dovrei parlare della gloriosa famiglia dei Parlapiano che ha dato una importante linfa alla mia famiglia con il Feudo di Verdura, in parte fino a pochi anni fa nella mia disponibilità e poi venduto a Rocco Forte. Non voglio andare fuori tema e quindi parlo solo di Cattolica e mi limito ai Borsellino, Spoto e Rizzuto.
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