Le memorie di Gasparuccio: Le sorelle Alfani
(“Notaio regio” Carmelo Alfani – Da metesiculiana.org)
Come per i “Borsellino” che in antico furono chiamati anche “Borsellini” cosi gli “Alfani” vengono indifferentemente chiamati “Alfano” o “Alfani”. Noi li chiameremo Alfani come venivano chiamati nelle antiche scritture.
Tra il 1736 ed il 1779 (anno della sua morte) per ben 43 anni operò a Siculiana come “notaio regio” Carmelo Alfani che si definisce nelle proprie raccolte di documenti “proveniente dalla felice e fedelissima Urbe di Palermo”.
Per la verità Paolo Fiorentino, nella sua pubblicazione “Siculiana Racconta”, afferma che Carmelo Alfani probabilmente veniva da Cattolica (v. pag. 63). Perché viene fatta questa interessante ipotesi? Mi piacerebbe saperlo.
Carmelo Alfani fu coetaneo di Giuseppe Bonanno e Filangeri Principe della Cattolica che innanzi tutto era anche Barone di Siculiana da cui proveniva l’origine e la nobiltà dei suoi antenati Isfar et Corilles.
Giuseppe Bonanno e Filangeri aveva preso l’investitura di Principe di Cattolica nel 1740 e quando morì nel 1779 aveva già sperperato gran parte del patrimonio con un tenore di vita molto sfarzoso nel suo meraviglioso palazzo di Palermo (vero e proprio palazzo reale) ubicato di fronte l’antica chiesa di San Francesco, rimasto famoso per le leggendarie feste che vi si svolgevano.
E’ ovvio che a beneficiare della parabola discendente del Principe della Cattolica sia stato il notaio Alfani, suo amministratore, che sostanzialmente gli si era sostituito acquisendo gran parte dei suoi feudi in territorio di Siculiana che si estendevano fino ad Agrigento da una parte e verso il fiume Platani in territorio di Cattolica, dall’altra parte.
Anche formalmente il notaio Alfani aveva occupato le cariche istituzionali: era stato nominato infatti governatore di Siculiana, ruolo precedentemente esercitato dal Barone.
Carmelo Alfani si era sposato con Giovanna Attardo di Siculiana da cui aveva avuto solo due figli: Vincenzo e Maria Carmela, suora esemplare presso il Monastero della Madonna del Soccorso di Agrigento. In un ritratto, appare a mezzo busto con la livrea di notaio, il parrucchino settecentesco e con un gran libro in mano.
Quando morì nel 1779, il notaio (vedi caso lo stesso anno della morte del Principe della Cattolica) lasciò il figlio Vincenzo proprietario di enormi latifondi e con una ricchezza smisurata.
Vincenzo Alfani (1747-1813) (che in un ritratto, pubblicato dal Fiorentino, ci appare a figura intera, in piedi ed appoggiato ad un bastone, mostrando con un ampio gesto le mappe dei suoi feudi) fu certamente la figura più eminente della Siculiana del secondo settecento. Fu un emerito benefattore della Chiesa madre e Rettore della ricca Confraternita che amministrò con autorevolezza.
Si sposò con tale Anna Cusumano da cui ebbe 4 figli: Nicolò, morto in giovane età e tre avvenenti fanciulle di nome Giovanna, Caterina e Domenica. In archivio si trovano ampie tracce di questa Anna Cusumano e Alfani che era in rapporti d’affari (tra il 1820 e 1830) con il Marchese Gaspare Borsellino (Vedi “libro delle angustie e degli affanni”).
La notizia dell’enorme ricchezza delle tre belle sorelle Alfani si era sparsa per l’intera Sicilia. Era naturale quindi cha accorressero da paesi anche lontani, nobili pretendenti.
Tra tutti, Vincenzo Alfani scelse: il Barone Stanislao Spoto che veniva da Sant’Angelo Muxaro per la primogenita Giovanna che andò sposa il giorno 8.10.1791.
il Barone Stefano Agnello che veniva da Cefalù per la seconda figlia Caterina che andò sposa il giorno 15.2.1797.
Il barone Giuseppe Sanchez per Domenica che non ebbe figli.
L’ingente patrimonio degli Alfani tramite le sorelle Giovanna e Caterina confluì quindi negli Spoto e negli Agnello. Ecco dove è finita gran parte della ricchezza del Principe della Cattolica ed ecco come sono diventati molto ricchi gli Agnello di Siculiana e gli Spoto di Cattolica.
No Comment! Be the first one.