Ceo Storia – La Collina Platanella
I SITI ARCHEOLOGICI DEL FEUDO PLATANI-MONFORTE MONTE PLATANELLA
(Tratto dal libro “Da Eraclea Minoa a Cattolica di Lorenzo Gurreri”)
L’odierna collina Mongiovì o Mongiova o montagna di don Peppe, in passato conosciuta come Platanella (per la vicinanza col torrente Platanello o Saia, un tempo di grandi dimensioni), si trova poco distante dal Collerotondo. È una collina con due cime, di modeste dimensioni, e si eleva sul livello del mare m. 209. Per raggiungere le vette bisogna percorrere uno stretto viottolo.
Poche e frammentarie sono le notizie storiche relative a questo sito archeologico. Don Giuseppe Castronovo ha ipotizzato su questo colle l’esistenza di Agiryoncina, risalente al IV secolo a. C. . Per la vicinanza con la più grande città di Ancyra è stata considerata, come una dipendenza di questa ultima. Nel periodo medievale sulla cima del colle è stata costruita una torre d’avvistamento, probabilmente Platanelli, frequentata fino al secolo XVI. Alla base della collina insisteva un fabbricato, conosciuto come il fondaco Platanella. In esso si fermavano i viaggiatori che si recavano da Sciacca ad Agrigento per rifocillarsi, riposarsi e dare ristoro ai cavalli. Probabilmente si trattava della stazione di sosta vicino alla fattoria romana individuata da R. J. A. Wilson. Nelle vicinanze, infatti, si trovava l’antico ponte sul fiume Platani della strada Lilibeo-Siracusa, un’arcata del quale è ancor oggi esistente ed è stata trasformata in casalino e adibito a deposito di materiale agricolo. Nelle vicinanze si trovava anche una chiesetta: Santa Maria del Ponte, di cui, scrivendo su Cattolica, ci danno notizia Vito Amico e Giuseppe Castronovo:
Nel fertilissimo territorio un tempo fabbricossi la chiesa di S. Maria del Ponte, da poiché da gran tempo a circa tre miglia dalla città sopra il Platani sorgeva un magnifico ponte, che ascrivevasi ai Chiaramonte; dei cui sette archi uno ne rimase, donde può argomentarsi quale sia stata la mole… Fu dalla principessa Giovanna Isfar et Corilles fondata la chiesa di Maria SS. Del Ponte e le fu da lei assegnato nel suo testamento un beneficio di onze 20, tarì uno e grani 16, perché da chi ne sarebbe investito, fosse ivi celebrata la santa Messa nei giorni festivi per comodo dei contadini, lavoranti nelle terre vicine… In essa, che dista dal paese circa tre miglia, si venerava in un quadro Nostra Signora col figlio in braccio e si faceva la festa in onore di lei l’8 settembre.
La parte superiore della collina è costituita: Da un pianoro lungo un centinaio di metri e largo circa 30 è protetto da un muro di fortificazione che corre all’incirca a quota 200, e che la circonda su tutti i lati, anche su quello occidentale che pure è tagliato quasi a picco. Il muro è costruito con pietre appena sbozzate, cavate nel gesso locale, e sul lato est, dove è meglio conservato, raggiunge un’altezza di m. 1,50 / 1,80 circa. Il pianoro è ingombro di macerie, tra le quali si possono distinguere i resti di alcune strutture murarie.
I cocci che si ritrovano sulla collina sono costituiti da frammenti di tegole, di contenitori acromi e di ceramica invetriata, che testimoniano la presenza di un insediamento abitativo risalente al periodo medievale.
Soltanto cinque i frammenti invetriati, quasi tutti con vetrina verde… mentre un solo frammento presenta tracce di una decorazione in manganese sotto vetrina giallastra.
Esaminando le dimensioni della fortificazione, ci si accorge che si tratta di una postazione per controllare la sottostante pianura e proteggere in caso di pericolo i coloni del territorio. Avendo fatto un’escursione nel maggio del 2009, insieme agli amici Franco Mangiapane e Gaspare Noto, ho potuto costatare che alla base della collina, in vicinanza del torrente Platanello si trovano delle tombe a grotticella, da qualche tempo violate, incavate nella roccia. Probabilmente saranno state utilizzate dalla famiglia tardo-romana che occupava una delle fattorie identificate da Wilson. Nella parte centrale del colle s’incontrano ruderi di casalini del periodo post medioevale. Il colle è stato oggetto di rimboschimento e dal terreno dissodato emergono pochi cocci di ceramica d’origine incerta. Sulla cima più alta abbiamo riscontrato la presenza dei resti di una torre d’avvistamento, da cui si teneva sotto controllo gran parte della bassa valle del Platani.
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