Chi è il boss Gerlandino Messina
di Maristella Panepinto – LIVESICILIA.IT
Gerlandino Messina era diventato, dopo l’arresto pochi mesi fa del boss Giuseppe Falsone, il numero uno della mafia agrigentina.
Ha 38 anni, di cui dieci passati a latitare. E’ parte di una delle famiglie storiche della mafia agrigentina. E’ figlio di Giuseppe Messina, boss di Porto Empedocle, assassinato nel 1987 da un commando di stiddari.
Quella di Gerlandino Messina è una famiglia numerosa e con un ampio curriculum mafioso. Sei fratelli in tutto, Gerlandino Messina compreso, con i maschi di famiglia – 3 oltre al latitante – tutti coinvolti in vicende mafiose. Dopo la morte del padre, Gerlandino Messina prende le redini della famiglia mafiosa marinara, che, negli anni, si è contesa la podestà del mandamento del mare, con Siculiana – patria dei Caruana Cuntrera.
Su di lui pesa, tra le altre, una condanna all’ergastolo. Si tratta delle sentenze Akragas 1 e 2, che conclusero il processo per gli eccidi di mafia storici nell’agrigentino. Messina fu condannato per l’omicidio del maresciallo dei Carabinieri, Giuliano Guazzelli, “il mastino”, ucciso il 4 aprile del 1992. Tornava a Menfi, dalla moglie e dai figli, quando due sicari lo freddarono a colpi di mitra e di pistola. Il giorno prima, Guazzelli era stato a Roma a sentire un collaboratore di giustizia. Poi, nella scia di sangue, seminata da Gerlandino, ci sarebbe, a parere dei giudici, anche la morte di Di Lorenzo Pasquale, sovrintendente di polizia penitenziaria. Un omicidio su commissione, stando agli inquirenti,che sarebbe stato ordinato a Gerlandino dall’allora capo provincia, Salvatore Fragapane, ora all’ergastolo. E le morti dei pregiudicati Malla e Dalli Cardillo. Sempre nella sentenza Akragas si fa riferimento al fatto di mafia più vile, l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, di cui Messina è stato accusato di essere carceriere, nella fase agrigentina del sequestro. Nella sentenza Domino, dello scorso febbraio, Messina è stato invece condannato a 14 anni per l’omicidio, nel ’92 a Racalmuto, di Maurizio Rinallo.
A queste si aggiungono, come una fitta pioggia, decine di accuse per associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento.
L’ultimo episodio legato a Gerlandino, quel covo, che quasi fa sentire l’odore del mafioso, scuote l’opinione pubblica agrigentina. Messina è un volto conosciuto da tutti e in ogni angolo della provincia, la sua foto rimbalza, da anni, nell’immaginario collettivo come l’effige dei boss sanguinari, che non perdonano niente a nessuno.
di Maristella Panepinto – LIVESICILIA.IT
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