VIDEO. Angelo Spataro, batterista dei Tinturia, saluta gli amici di CEO invitandoli al Concertone del Primo Maggio

Da Precario a Cercasi Rivoluzione, passando per Extra sul tema dell’immigrazione: la band porterà sul palco la Sicilia con ironia, protesta e voglia di normalità

ROMA – Con due singoli intitolati “Precario” e “Cercasi rivoluzione”, era nell’aria che la band “Lello Analfino & Tinturia” prima o poi avrebbe calcato il palco del “concertone”, il più atteso dell’anno: quello del primo maggio a Roma. Un palco che celebra da ben 25 anni la festa dei lavoratori, tutti, indistintamente dall’età, dalla fascia sociale, dalla provenienza o dalla religione. Perché si fa molto più che suonare dal vivo, si diventa protagonisti di una maratona di musica e socialità che vede alternarsi grandi nomi della musica italiana e non solo, puntando i riflettori su temi come l’immigrazione e l’integrazione.

Dal rock al folk, dal pop al rap, dall’indie al reggae, dal metal all’elettronica, la band farà parte di un cast di prestigio, che tra gli altri porterà sul palco Almamegretta, Bluvertigo, Goran Bregovic, Alex Britti, Emis Killa, Kutso, Lacuna Coil, Mario Venuti & Mario Incudine, Paola Turci, Levante, Lo Stato Sociale, solo per citarne alcuni. Non nasconde l’euforia mista ad emozione il frontman Lello Analfino – che si era già esibito, ospite di Paolo Belli e i Qbeta – e i componenti del gruppo hanno già cominciato il countdown. Loro sono: Angelo Spataro (batteria), Domenico Cacciatore (basso), Edoardo Musumeci (chitarra elettrica e acustica), Peppe Milia (chitarra elettrica e acustica), Andrey Re (rapper), Dario Assenzo (dj set e suoni).

“Al concerto del primo maggio porteremo la nostra ironia mista al grido di insofferenza e a una grande voglia di normalità. Nel nostro sound ci saranno denuncia e rottura con il sorriso sulle labbra. Ma anche solidarietà. Ci hanno convinto vent’anni fa che il precariato era il futuro. Accontentarsi sperando che il domani sarebbe stato solido e sicuro. Invece chi vent’ anni fa aveva vent’anni si ritrova adesso pienamente e ancora precario. Tanto da poter affermare che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro precario”, afferma Analfino.

dal sito del gruppo

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