E’ stato commemorato anche a Cattolica Eraclea il trentesimo anniversario della strage di Ustica in ricordo anche dell’unica vittima del paese il 27 giugno 1980.
Domenica scorsa, durante la messa celebrata dall’arciprete don Nino Giarraputo nella chiesa della Mercede, è stato “inaugurato” il tabernacolo con una piccola lapide dedicata alla memoria del cattolicese Calogero De Cicco, tra le 81 vittime innocenti della strage. Un gesto “della moglie e dei figli con affetto alla memoria di Calogero De Cicco e delle altre vittime del disastro aereo di Ustica. 27/06/1980 – 27/06/2010”, si legge nella targa.
“Occorre il contributo di tutte le istituzioni a un ulteriore sforzo per pervenire a una ricostruzione esauriente e veritiera di quanto accaduto, che rimuova le ambiguità e dipani le ombre e i dubbi accumulati in questi anni”. Lo ha scritto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato nella ricorrenza del trentesimo anniversario del disastro di Ustica, alla Presidente dell’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, sen. Daria Bonfietti, nel quale ha rinnovato ai familiari di coloro che hanno perso la vita in quella tragica notte la sua partecipe vicinanza e quella dell’intera Nazione.
Qualcuno ha scritto che l’Italia e’ il paese delle mezze verita’!
Ma chi doveva sapere ha saputo immediatamente: il pilota francese che ha lanciato il missile criminale e che, dopo aver saputo cosa successe, si tolse la vita per il rimorso (mi chiedo cosa avrebbe fatto se il missile avesse “centrato” il bersaglio). Il colonnello di Tripoli, e il suo seguito, di ritorno da Varsavia – al quale quel missile era destinato. Gli americani che non dovevano e non potevano intervenire, considerate le tensioni che la guerra fredda aveva creato e che la Libia era, all’epoca, filosovietica. L’Italia, il cui partner economico numero uno era e rimane proprio la Libia.
Infine quel DC9, partito con grande ritardo e che, quindi, si trovo’ al posto sbagliato nel momento piu’ sbagliato.
E poi “noi”, il cosiddetto popolino al quale si propinano zollette di zucchero, i.e. bollettini, reportage di ricerche, frammenti di qualcosa che ci ostiniamo a chiamare “verita’”. Giusto per farci stare buoni. A dispetto del dolore per tutte quelle vite spezzate, le cui anime non potranno riposare in pace fintantoche’ TUTTA la verita’ non sara’ venuta a galla dal fondo di quel mare che, chissa’ per quanto tempo manterra’ i suoi segreti ancora.
Come succede in questi casi, tranne poche eccezioni, “l’altra meta’” della verita’ si sapra’ a 50 anni dall’evento, quando tutti i responsabili saranno morti. Sebbene tutto questo tempo non bastera’ a sanare le ferite che quel missile ha aperto nel cuore di chi rimane in vita, anche di chi (apparentemente) non ha nulla a che fare con quel dolore.
Ma, a pensarci bene, siamo tutti vittime: vittime di un regime i cui terribili intrighi chissa’ per quanto ancora lo tengono e lo terranno in piedi.
A tutte le vittime e alle loro famiglie, non puo’ andare che tutto il nostro rispetto e considerazione perche’, alla fine, una tragedia come questa ha a che fare con l’Italia tutta. Proprio come una unica grande famiglia, alla quale e’ stato negato il diritto a essere protetta e salvaguardata non solo nel corpo ma anche e soprattutto nella dignita’.
La dignita’ di un popolo, il cui governo dovrebbe essere civile perche’, fondamentalmente, democratico.
gesto nobile della famiglia de cicco, visto che nessuno si era ricordato del signor de cicco. io quando e’ successo il fatto avevo 14 anni e mi ricordo che giocavo vicino casa di mia nonna e quando sono tornato a casa mio padre seguiva il notiziario dove commentava il disastro. il mio pensiero va alla signora maria e ai figli michele e giovanni.