Oltre 420 milioni di euro, poco più di 800 miliardi delle vecchie lire. Tanto ci è costato fino ad ora il ponte sullo stretto. Una spesa mostruosa, se si pensa che stiamo parlando di un opera che non ha ancora portato ad alcun risultato concreto. Uno sperpero di danaro pubblico che va avanti inesorabilmente da ormai trent’anni e del ponte neppure l’ombra. Ma di chiacchiere sulla sua importanza, quelle si. Soprattutto per le due mafie, quella siciliana e quella calabrese. Così sembra pensarla Patrick Truhn, console generale statunitense, almeno secondo le recenti rivelazioni di Wikileaks. L’ormai celebre sito di Assange, infatti, svela le relazioni redatte tra il 2008 e il 2009 dal diplomatico americano secondo cui “tra i principali beneficiari” della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, ci sarebbe proprio la mafia. O meglio, le mafie. Cosa Nostra da un lato, la ‘ndrangheta dall’altro. Un ponte che in ogni caso, “semmai si farà”, aggiunge il console, “servirà a poco senza massicci investimenti in strade e ferrovie”. Dichiarazioni che non sorprendono di certo siciliani e calabresi, che sanno fin troppo bene che nelle loro regioni ci sarebbe bisogno di ben altro che il ponte. Insomma, anche negli Stati Uniti si comprende l’inutilità di una struttura in terre, come la Sicilia e la Calabria, che hanno arterie stradali e ferroviarie vetuste e assolutamente inadeguate al traffico moderno.
Ma non è ancora tutto. Il costo totale del ponte sullo stretto dovrebbe aggirarsi intorno agli otto miliardi di euro, qualcosa come 15 mila e 500 miliardi delle vecchie lire. Il tutto mentre la Salerno – Reggio Calabria resta un cantiere aperto, e ci sono provincie come Agrigento, che non hanno autostrade. Alla faccia degli sprechi. (sciaccaonline.it)
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