La festa di San Calogero, considerazioni del professor Antonino Pennino

Considerazioni sulla festa di San Calogero del professore cattolicese Antonino Pennino

La tradizione del santo protettore di tanti fedeli cattolici cattolicensi vuole ripristinare un rispetto di essa maturato con il tempo a sentire il loro umore.

L’arciprete Giarraputo è ben voluto, amato e rispettato dai cattolicensi, per cui mi guarderei bene dal criticarlo, nemmeno per un sogno inventato.

Il bello e il sacro della tradizione non si dovrebbe perdere come quanto di santo si dovrebbe conservare possibilmente con la partecipazione di tanta parte della popolazione per tutta l’intera santa giornata come era una volta.

Il vecchio porta tanti ricordi appresso. I ricordi sono intoccabili. A ciascuno il suo ricordo di affetti, tradizioni sacri.

La tradizione dovrebbe pretendere dal fedele di lasciare a casa l’auto e di recarsi in chiesa da San Calogero a piedi. Per il disabile si dovrebbe pur usare la macchina per consentirgli la partecipazione alla festa del suo santo. Una volta si andava anche a piedi nudi.

La festa non dovrebbe venire posticipata in rispetto alla tradizione, anche perché i cattolicesi, che vengono dall’estero, sono per il santo ancora nel paesino natale.

Il pane per essere benedetto dovrebbe essere impastato o con il crescente oppure con il lievito di birra per non offendere il santo. Il pane lievitato con il lievito industriale non dovrebbe avere diritto all’ingresso in chiesa. Chi richiede il miracolo dal santo deve essere consapevole che il santo protettore ama il pane genuino.

Nino Pennino

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