Il più grande documento storico del nostro passato
è il mondo nel quale viviamo oggi.
I volti dei nostri nonni, dei nostri anziani, non solo ci raccontano la storia della nostra Comunità , con gli occhi che hanno visto i tempi che furono, ma ci illuminano anche sul nostro presente, gettano una nuova luce sul nostro stesso volto.
ParenTele non è stata per me un’esperienza escusivamente fotografica: prima di tutto è stato un viaggio a ritroso nel tempo, un ritorno alle mie stesse radici, una ricerca nell’archeologia dei sentimenti della nostra gente, un esercizio della memoria ma anche un’immersione nel vissuto quotidiano di Cattolica, la scoperta di un legame profondo con la comunità, appunto come una parentela. Nel momento stesso in cui il mio presente, i miei orizzonti, il mondo che la mia generazione sta vivendo, sembra separarmi irrimediabilmente dal passato, dall’universo dei nostri anziani, si rivela in quei volti caldi e rassicuranti una comune appartenenza, un legame antico con i miei luoghi e la comunità che vi fa storia vivendoli.
ParenTele è ancora il fatidico, esistenziale: “Chi siamo? da dove veniamo?” ma anche, soprattutto “Dove stiamo andando?”.
Una tecnica fotografica che non aspira alla perfezione stilistica ma che cerca di restituire il medium fotografico alla sua funzione originaria, sottrarre le persone e le cose al veloce fluire del tempo, fermare con un lampo di luce la vita così comè, senza la pretesa di aggiungervi effetti speciali.
Ecco perchè la posa e le forme del ritratto: i soggetti, sebbene sorpresi nella loro quotidianità, nel mezzo di una passeggiata o seduti davanti al circolo, in una pausa delle faccende domestiche o di ritorno dalla Messa, nell’orto o nel salotto di casa, si prestano a qualcosa che per loro è essenzialmente ancora un “ritratto”, si mettono “naturalmente” in posa, conoscono la potenza quasi magica della macchina fotografica e non vi restano indifferenti.
Ed ecco perchè ho scelto di stamparle su tela, il supporto più nobile per un’immagine, che fa pensare a sfarzosi saloni, antiche dinastie, pittori di corte, per sottolineare che vi è una profonda Nobiltà nei volti dei contadini, dei fabbri, dei pastori, dei soldati, dei maestri muratori, dei falegnami e dei commercianti che ho ritratto, una loro appartenenza indissolubile con la Storia. Una Storia non ancora conclusa, come dei ritratti ancora sul cavalletto, che toccherà a noi di continuare e di portare a termine perchè anche la nostra.
ParenTele sono gli sguardi in cui il sole ha scavato solchi come strade che ci conducono alla memoria, la bellezza limpida e lampante di volti senza fronzoli e accessori, senza trucchi o falsificazioni: volti che sono il luogo stesso della memoria e che abbiamo il dovere di conservare come documento antropologico, biografico ed esistenziale ma soprattutto come tesoro di cultura ed esperienze, di vissuti personali e collettivi.
Giuseppe Di Benedetto
chi sono i miei antenati