Anno 1961, Ernesto Ragusa eroe per caso

di Antonino PENNINO

Un passato ritorna a volte prepotente alla memoria con ricordi, che possono sbiadirsi nel tempo, ma ci sono fatti, che non si cancellano mai come la vicenda, che narra di un giovane, che ha mostrato coraggio civile.
Ernesto Ragusa
Ernesto abitava nelle vicinanze della piazza come me, per cui era facile incontrarsi e scambiarsi qualche frase nel tempo libero. Il sabato e la domenica era la piazza il luogo comune, dove tanti ragazzi chiassosi giocavano a rincorrersi. Qui nascevano le nuove conoscenze tra i ragazzi, con i quali s’inventavano nuovi giochi. Ognuno di loro viveva diversamente secondo le situazioni famigliari del momento.
Ernesto era già da ragazzo un gran lavoratore. Lo si vedeva che lavorava in muratura in maniera instancabile e così contribuiva con il suo piccolo supporto a portare a casa qualche lira. Il servizio militare lo prestò come bersagliere, di cui andava orgoglioso. Con la divisa di bersagliere avevo visto anche Vito Catania.
Ad Agrigento avevo ammirato già un gruppo di bersaglieri in occasione di qualche ricorrenza nazionale, sentita dalla cittadinanza. Lo vedevo correre con passo cadenzato e leggero in viale Della Vittoria in sintonia con il suono di una tromba, che infondeva nel sangue, che scorreva nelle vene con forte pulsazione, un comune sentimento di patria.
Un giorno lontano forse nel 1961, ma indimenticabile, ero in via mons. Amato davanti al negozio di mio padre e guardavo verso la fontanella, da dove proveniva Ernesto con passo agile in divisa da bersagliere. La strada era silenziosa. Tutto era tranquillo. Ero attento a guardare la divisa e chi la portava quando si sentì una voce concitata e forse disperata come se stesse succedendo qualche incendio. Io rimasi impietrito, ma non Ernesto, che salì di corsa la scala del primo piano della famiglia Rosario Gurreri. Come fu in cucina si rese subito conto, che poteva da un momento all’altro succedere una grave disgrazia, staccò subito la bombola dal tubo dei fornelli e la portò sul balcone. Non ci fu pubblico ad applaudirlo.
Ernesto mi è stato sempre simpatico, perché affronta la vita con dignità senza chiedere niente a nessuno, facendo il suo lavoro umile con dignità. L’angelo custode, credo, che gli stia accanto. Infatti è riuscito a costruirsi con il sudore sulla fronte assieme alla sua famiglia un ristorante al mare.

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