“Quando la politica diventa ridicola, la comicità si fa politica”
di Giuseppe Di Benedetto
Qualche giorno fa alle Iene, noto programma televisivo di Mediaset, Enrico Brignano si cimenta in un pezzo comico di indubbia qualità e indubbio effetto. Parla di crisi e malapolitica. Inveisce, dati alla mano, contro gli sprechi degli onorevoli, conto il numero impressionante di autoblu, contro il troppo generoso trattamento economico dei parlamentari, contro i prezzi della mensa del Senato, mostrando il famoso scontrino che gira su Fb in questo periodo dove si vede che un piatto di pasta fresca costa meno di un euro. Bellissima performance di Brignano, dal punto di vista attoriale ma anche dal punto di vista della scrittura: 10 e lode, non c’è che dire, questo da solo basta a spiegare perchè il video sia diventato un tormentone e stia impazzando sul web. Quello che però mi fa riflettere è questo: il tormentone impazza non come performance comica, come esempio di rivista o di cabaret ben fatto, no. Il video di Brignano gira come video di contestazione, come pseudo-vademecum per gli indignati, come se fosse la prova di un misfatto, come se svelasse per la prima volta qualcosa che in realtà tutti dovremmo già sapere da tempo. Ora sono due le cose: o tutti sappiamo già da tempo che le cose stanno così, che la politica è una casta in cui i bisogni del popolo non sono presi minimamente in considerazione, in cui l’unico scopo è di dare una parvenza pubblica ad attività ed interessi essenzialmente privati, oppure noi Italiani viviamo nella più totale e beata ignoranza e c’è bisogno che vengano Brignano o Iacchetti o Grillo a dircele certe cose.
Nel primo caso, cioè se sappiamo già da tempo che le cose stanno così ma “Che vuoi farci? Da che mondo è mondo…”, ad essere buono devo concludere che siamo un popolo politicamente passivo, accondiscendente, fatto di persone che dimostrano un’indole più da sudditi più che da cittadini. In questo caso non dovremmo certo lamentarci se il nostro presidente del Consiglio è persona di dubbia onestà e discutibile caratura politica, ci rappresenta perfettamente in Europa e nel mondo, e avendo io viaggiato non poco, vi assicuro che all’estero e non da oggi, se da un lato nei confronti degli Italiani c’è un pregiudizio positivo perché ci riconoscono creatività, simpatia, intelligenza e molte altre doti, dall’altro continuano a reputarci poco seri, poco affidabili e poco responsabili. E non può essere solo colpa di Berlusconi se diamo questa impressione. Comincio a pensare che effettivamente noi siamo proprio così. E il fatto che dal 1994 votiamo in massa i partiti di Berlusconi sapendo che non era certo una crocerossina, se non è una prova, è già un grosso indizio.
Nel secondo caso, se cioè Brignano ci ha svelato qualcosa che non avevamo finora realizzato, allora siamo doppiamente colpevoli, perché al lassismo e alla passività civile di cui sopra, si aggiunge l’ignoranza, che è colpa se non più grave, più pericolosa perché l’ignorante che scopre di avere un problema, soprattutto se questo problema è grosso e incombente come la crisi economica di un intero continente, rischia di aggravare la situazione nel tentativo di aggiustarla. Appunto perché non sa, ignora il come e il perché delle cose, non ha cognizione di causa e cade facilmente nel panico o peggio, cade nelle grinfie di qualche cattivo consigliere, come il povero padre di famiglia che nel tentativo di risollevare le sue sorti finisce in mano agli usurai. Ecco perché l’ignoranza è pericolosa, non perché nei momenti di crisi economica, conoscere la data di nascita di Manzoni aiuti granchè, ma aver letto l’episodio dei capponi di Renzo magari ci evita di fare a pugni con il nostro vicino di casa per il parcheggio.
Certo che siamo uno strano popolo gli Italiani: ascoltiamo seriamente e ci indigniamo se un comico dice che la classe politica ci ha fregato, però non ci indigniamo se la classe politica ci fotte (scusate il francesismo) e ripetutamente. Le nostre disgrazie ci interessano solo quando diventano argomento di cabaret in prima serata. Mi chiedo se, e quando, finalmente riusciremo a prendere in mano le redini del nostro Paese, riusciremo a superare questa condizione di passività, questa crisi economica e di valori, questa crisi etica, sociale e politica in cui siamo sprofondati. Se, e quando, riusciremo ad avere una legge elettorale degna di una democrazia moderna che ci consenta di scegliere i nostri rappresentanti fra gli uomini e le donne migliori. Se, e quando, riusciremo con uno scatto d’orgoglio a recuperare la fiducia in noi stessi e la stima dei nostri amici europei dando prova di essere davvero degni di sedere fra i Grandi. Sarò pessimista ma finiti i tempi di Berlusconi, e pare che siano finiti, ho l’impressione che siamo solo in attesa di qualcosa di peggio. E magari ce lo meritiamo anche. Allora dopo questo governo Berlusconi immagino un governo “tecnico” dove non mi stupirei se ci fosse ancora Berlusconi (sarebbe un giusto riconoscimento alla memoria di Tomasi di Lampedusa), con Calderoli (noto statista moderato ed esperto in leggi elettorali), Scilipoti (altro noto statista esperto di agopuntura), Romano (noto alle forze dell’ordine), Lavitola (noto ambasciatore del made in Italy in America centrale), Scajola (noto proprietario di attici vista Colosseo), e perchè no anche Montezemolo (noto tifoso della Ferrari) e la Marcegaglia (nota sindacalista). Poi, dulcis in fundo, ci metterei anche un rappresentante dell’alta finanza tipo Enrico Cuccia… come dite? Cuccia è morto? Ma tranquilli non se ne accorge nessuno, almeno fino alla prossima puntata delle Iene.
(GdB)
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