Processo Eracle, tre condannati e un assolto
Si è concluso con tre condanne e un’assoluzione il processo scaturito dall’inchiesta dei carabinieri denominata “Eracle” che avrebbe fatto luce su un giro di droga e attentati incendiari tra Cattolica Eraclea e Ribera. Sono stati condannati dal giudice del Tribunale di Agrigento Giuseppe Lupo
alla pena di sei anni di carcere i cattolicesi Aurelio Nicolosi, 44 anni, muratore, e Claudio Mazzola, 28 anni, operaio, che erano difesi dall’avvocato Luigi Troja. Condanna di un anno, con la sospensione condizionale della pena, per Giuseppe Spagnolo, 34 anni, operaio, difeso dall’avvocato Pietro Piro. Unico assolto Calogero Sicurella, 44 anni, impiegato, il quale, estraneo al giro di droga, era imputato di avere commissionato, pagandolo mille euro, un attentato incendiario ai danni dell’auto di una studentessa del luogo, che era stato commesso il 25 marzo del 2007 dal cattolicese Antonino Sciascia, 25 anni, disoccupato. Sicurella, che era difeso dall’avvocato Carmelita Danile, è stato assolto, mentre Sciascia – che assistito dall’avvocato Valeria Martorana aveva scelto il rito abbreviato – è stato condannato a tre anni per l’incendio dell’auto e assolto per spaccio di droga. Il blitz “Eracle”, condotto dai carabinieri di Cattolica Eraclea guidati dai marescialli Pompeo Chirico e Fabio Natale, scattò all’alba del 20 febbraio 2008. L’ordinanza fu firmata dal gip Alfonso Malato su richiesta del pm Maria Antonia Di Lazzaro. In carcere finirono Calogero Sarullo, 48 anni, manovale pluripregiudicato di Ribera (che ha patteggiato la pena), e Antonino Sciascia. La misura degli arresti domiciliari fu applicata a Calogero Sicurella mentre tre misure cautelari dell’obbligo di presentazione quotidiano alla polizia giudiziaria furono imposte ad Aurelio Nicolosi, Claudio Mazzola e Giuseppe Spagnolo, tutti di Cattolica Eraclea. Gli imputati erano ritenuti responsabili, a vario titolo, di produzione e traffico di sostanze stupefacenti e in concorso. Gli stupefacenti ceduti erano del tipo hashish, marijuana ed eroina. Nel corso delle perquisizioni domiciliari dei carabinieri, grazie all’ausilio del cane Buck del nucleo cinofili di Palermo, furono trovati alcuni grammi di hashish. Secondo la ricostruzione dell’accusa, gli imputati, avrebbero ceduto la droga ad alcuni giovani e, in alcuni casi, si sarebbero fatti retribuire con delle schede telefoniche, accorgimento utilizzato, secondo gli inquirenti, per cambiare frequentemente le utenze telefoniche nel tentativo di sviare le indagini. Un escamotage, evidentemente, fallito.
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