Cattolica, inchiesta sui lavori nella chiesa Madre
“Irruzione” dei carabinieri nella chiesa Madre dove sono in corso i lavori di ristrutturazione. I militari della stazione di Cattolica Eraclea, guidati dal maresciallo Liborio Riggi, con un pool di tecnici, hanno svolto ieri mattina un sopralluogo disposto dalla Procura della Repubblica di Agrigento, per eseguire degli accertamenti probabilmente nell’ambito di un’indagine in pieno svolgimento che potrebbe aprire un nuovo capitolo della storia della chiesa Madre dopo il crollo della cupola che l’11 dicembre 2003 ne segnò il tragico destino.
Adesso si attende la relazione tecnica. Nella cattedrale sono in corso i lavori di copertura della navata trasversale e il consolidamento dei muri perimetrali. Il finanziamento del progetto da parte della Regione, per l’importo di 1.175.000,00 euro, presentato dalla Curia e curato dall’Amministrazione comunale, prevedeva anche la ricostruzione della cupola crollata. Ma in corso d’opera, a tutela della struttura e della pubblica incolumità, nei mesi scorsi, si è discusso della variante dell’abbattimento del campanile che ha fatto scattare le proteste di numerosi cittadini dopo “l’allarme” lanciato durante un’omelia e con un video su internet dall’arciprete don Nino Giarraputo. Si accese il dibattito, infuriarono accuse e polemiche. Alcuni cittadini scrissero al Papa, altri al Presidente della Repubblica. Tuttavia fu deciso di abbattere il campanile durante una conferenza di servizi, svoltasi lo scorso mese di ottobre, alla quale parteciparono, oltre al sindaco Cosimo Piro e all’arciprete, i tecnici rappresentanti di Genio Civile, Protezione civile, Soprintendenza ai Beni culturali, Curia vescovile, il Rup e i progettisti Gaetano Renda, Lorenzo Violante, Davide La Mendola, Giuseppe Tornabene. Il campanile, per ragioni di sicurezza e tutela dell’incolumità pubblica, doveva essere abbattuto nel novembre del 2010, secondo le decisioni assunte. Ma poi non se ne è saputo più niente. Adesso nella chiesa Madre sono arrivati i carabinieri, non per pregare ma per indagare.
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