Operazione “Minoa”, tutte le indagini e i retroscena
(fonte:sciaccaonline.it)L’indagine “MINOA” trae origine dalla delega emessa dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, con la quale erano state richieste investigazioni sul conto di RIZZUTO Vito , tese a far luce su un presunto coinvolgimento dell’organizzazione mafiosa canadese in attività illecite operate nella provincia di Agrigento, nel settore del riciclaggio di denaro e altro.
In precedenza, dalla cooperazione tra la Direzione Investigativa Antimafia ed il collaterale organo investigativo canadese, era scaturita l’operazione “Brooklyn ”, condotta dal Centro Operativo di Roma, che portava all’emissione di 5 ordinanze di custodia cautelare per associazione mafiosa.
Nel corso dell’indagine “Brooklyn” era emerso che alcuni personaggi già comparsi nel primo procedimento contro Vito Rizzuto erano stati indagati anche dalla Procura di Milano. Veniva pertanto intrapresa un’attività coordinata tra le due Procure, sfociata nell’assegnazione del fascicolo milanese alla D.D.A di Roma che procedeva per il delitto di cui all’art. 416 bis (operaz. “Orso Bruno”).
Da un’analisi puntigliosa di telefonate e tabulati telefonici, emerse nelle citate indagini, che fotografano centinaia e centinaia di chiamate da cellulari e utenze fisse, del citato corso investigativo, erano emersi contatti con soggetti agrigentini, quali TERRASI Rosario (Cattolica Eraclea 20/03/1970), figlio di TERRASI Domenico (Cattolica Eraclea 05/02/1942), rappresentante della famiglia mafiosa di Cattolica Eraclea e SPAGNOLO Giuseppe (Cattolica Eraclea 11/10/1954), imprenditore.
Era emerso che ZAPPIA Beniamino Gioiello – da sempre referente e braccio destro dei RIZZUTO in Italia – manteneva contatti con soggetti di Cattolica Eraclea (AG), suo luogo d’origine, benché da anni si era trasferito a Milano ove rappresentava il punto di riferimento per l’organizzazione.
Nell’indagine “Scacco Matto ” emergono i rapporti tra CAPIZZI Paolo e del figlio Giuseppe, con TERRASI Domenico, uscito dal carcere nel dicembre 2006, riassumendo il controllo mafioso della sua cittadina.
Il 31 luglio 2007, CAPIZZI Paolo e suo genero si portano a Cattolica Eraclea per andare a parlare con TERRASI Domenico.
Uno degli argomenti che gli astanti devono discutere per “sistemare le cose tra Ribera, Cattolica, Agrigento e Porto Empedocle” riguarda l’acquedotto “Favara di Burgio”, in ordine al quale si sono verificati malumori e dissidi all’interno delle famiglie mafiose in ragione di una non equa spartizione dei proventi estorti alle società effettuanti i lavori dell’opera pubblica. La problematica dell’acquedotto ha interessato i mandamenti del Belice/Sciacca e di Ribera/Burgio, nelle riunioni mafiose fra i rappresentanti di questi mandamenti, descritte in altre intercettazioni e nelle dichiarazioni del collaboratore di giustizia SARDINO Giuseppe.
Sulla scorta di quanto accertato nelle indagini “BROOKLYN” e “ORSO BRUNO”, non avendo escluso che i predetti TERRASI Rosario e SPAGNOLO Giuseppe, avrebbero potuto rappresentare un vero e proprio “trait d’union” tra l’organizzazione criminale a carattere trasnazionale ed alcuni esponenti della “famiglia” mafiosa di Cattolica Eraclea, venivano effettuate delle attività di intercettazione telefoniche ed ambientali sul conto di componenti della famiglia TERRASI.
Nei confronti dei suddetti sono stati svolti numerosi servizi di o.c.p., intercettazioni telefoniche e riscontri sul territorio, ed è stato attivato, prima, l’ascolto ambientale presso il Carcere di Palmi ove era detenuto il TERRASI Domenico, e dopo la sua scarcerazione, l’ascolto ambientale presso l’impresa del figlio.
L’attività, compendiata in due informative, rispettivamente datate, 24 giugno 2008 e 29 gennaio 2009 (e da altri esiti deleghe), ha permesso di acclarare il coinvolgimento da parte di soggetti della famiglia mafiosa di Cattolica Eraclea in quasi tutte le attività economiche d’interesse in quel territorio, maggiormente remunerative. Si è accertato altresì che la famiglia in esame ha intrattenuto fattive collaborazioni con esponenti delle famiglie mafiose di Ribera e Montallegro.
Nell’indagine si è accertato l’intervento massiccio da parte degli esponenti mafiosi storici e di vertice di “cosa nostra”, come appunto TERRASI Domenico, soggetto già condannato per il reato di partecipazione all’associazione mafiosa, che interviene attraverso uomini ed imprese a lui riconducibili in diversi appalti o anche lavori privati, con metodologia mafiosa, in un territorio limitato e privo di significativi interventi economici, anche attraverso sconfinamenti ed infiltrazioni nella locale Pubblica Amministrazione.
In proposito, vanno evidenziati i seguenti dati emersi:
– il territorio provinciale rimane ancora oggi rigidamente suddiviso in zone di competenza delle singole famiglie mafiose locali ed i responsabili di ciascuna area territoriale gestiscono i lavori appaltati dalle imprese estranee all’organizzazione prima dell’inizio dei lavori;
– l’imprenditore aggiudicatario che proviene da territorio diverso da quello dove dovrà essere realizzata l’opera, si rivolge al responsabile locale di “cosa nostra” del territorio ove deve svolgere i lavori per ottenere l’autorizzazione ad intervenire;
– l’autorizzazione viene solitamente accompagnata dalla imposizione di operai, mezzi, forniture di materiali e/o ditte – il più delle volte nella disponibilità di soggetti appartenenti ad organizzazioni mafiose – che di fatto compiono i lavori in sub-appalto;
Il territorio di Cattolica Eraclea è stato interessato dai lavori di realizzazione della condotta (inserita tra le c.d “Grandi Opere” e con un investimento di circa 50 milioni di Euro) ed immediatamente, è intervenuta la locale famiglia mafiosa – rappresentata da TERRASI Domenico e suo figlio Giuseppe – per aggiudicarsi di fatto una fetta dei soldi pubblici destinati alla realizzazione dell’opera attraverso l’intervento di propri mezzi, propria manodopera e proprie imprese.
Nella realizzazione della condotta è stata accertata la posizione dominante della famiglia mafiosa “CAPIZZI” di Ribera, alla quale, quella di Cattolica si rivolge allo scopo di ottenerne l’autorizzazione a concorrere ai lavori. Infatti, il TERRASI Giuseppe, pur non risultando in alcuna documentazione inerente l’appalto, impegna propri mezzi per la realizzazione degli scavi in località Sant’Anna e anche personale che, formalmente licenziato, viene assunto dalla ditta subappaltante. Egli di fatto, è il gestore dei lavori che si realizzano nel territorio di Cattolica Eraclea e in parte anche a Montallegro.
Anche nella vicenda relativa alla costruzione di un incubatore d’impresa risulta dimostrato l’intervento con tipiche modalità mafiose operato direttamente da TERRASI Domenico e TERRASI Giuseppe, per il tramite di MICCICHÈ Paolo e TUTINO Gaspare, finalizzato a gestire personalmente un lavoro che si svolge in Cattolica Eraclea aggiudicato da impresa di Palermo e rappresentata in cantiere da LODI Giuseppe.
In particolare, la società denominata “Immobiliare Rosalba s.r.l.” con sede in Palermo, è risultata aggiudicataria dei lavori inerenti la costruzione di un incubatore di impresa nell’ambito del patto territoriale “Terre Sicane” in territorio di Cattolica Eraclea dove, nell’anno 2007, è stata realizzata l’opera.
Ed infatti, il LODI per ogni attività lavorativa e per ogni problematica inerente tali lavori risulta rivolgersi a TERRASI Giuseppe. Emerge che MICCICHÈ Paolo non si è limitato a raccomandare due operai a LODI ma si è ingerito nell’andamento dei lavori sia per l’assunzione di numerosi altri operai, sia nel pagamento dei predetti, sia nei rapporti con il Comune allo scopo di controllare i pagamenti degli stati d’avanzamento lavori; MICCICHÈ in tale intervento rendiconta dettagliatamente ogni azione di gestione dell’opera direttamente con TERRASI Domenico.
Sia MICCICHÈ che i due TERRASI non hanno formalmente alcun titolo per gestire ed intervenire in tale lavoro.
Risulta inoltre, che l’impresa palermitana Immobiliare Rosalba gestita da AMATO Cristofaro e AMATO Federico ha regolarizzato la sua posizione, mediante cd. messa a posto consistente, nel caso di specie, nell’assumere operai raccomandati da esponenti mafiosi, direttamente con i vertici della famiglia mafiosa “cosa nostra” di Cattolica Eraclea, tanto che BONACCORSO Andrea – esponente mafioso palermitano ben lontano dalle dinamiche mafiose di Cattolica – riferisce di conoscenze mafiose locali di AMATO della Immobiliare Rosalba per risolvere problematiche insorte in Cattolica Eraclea ed acquisite da AMATO perché nell’anno 2007 stava eseguendo un lavoro a Cattolica per la realizzazione di una “scuola”.
Altro progetto dove il clan mafioso di Cattolica Eraclea, capeggiato da TERRASI Domenico, ha manifestato il suo intervento diretto con l’intenzione di realizzare profitti e controllare il territorio è quello per la realizzazione di una centrale per la produzione di energia alternativa eolica in contrada Dell’Alvano e Aquileia di Cattolica Eraclea.
Nella vicenda emerge l’ingerenza della famiglia mafiosa di Cattolica Eraclea nel controllo del territorio al fine di ottenere l’acquisizione di terreni di cui non ha mai avuto la disponibilità giuridica, ove è prevista la realizzazione degli impianti eolici.
Emerge chiaramente che trattasi di società di fatto riconducibile a TERRASI Domenico che, unitamente ai componenti di sangue della sua famiglia, pone in essere e gestisce un intervento per sfruttare le potenzialità economiche dell’iniziativa imprenditoriale di MONCADA Salvatore .
TERRASI Domenico, avendo appreso della realizzazione del parco eolico nel suo paese, crea una struttura societaria per acquisire – con modalità mafiose – la disponibilità dei terreni ove sarà realizzato il parco eolico.
Ed infatti, la società diretta da TERRASI Domenico acquista – di fatto costringendo alla cessione – in brevissimo tempo una serie di terreni dai precedenti proprietari.
Le modalità di acquisto dei terreni inducono a ritenere provata la forza e la capacità di intimidazione che il clan capeggiato da TERRASI Domenico è in grado di avere in Cattolica Eraclea; ed infatti, l’acquisto dei terreni provenienti da VACCARO Andrea indubitabilmente è viziato dalla acclarata circostanza che egli non è mai stato legittimo possessore dei beni ceduti e che pertanto, risulta fittiziamente precostituito, da TERRASI Domenico e dagli indagati, il titolo di acquisto di VACCARO.
TERRASI Domenico, come è emerso, esercita il suo peso mafioso anche nei confronti degli uffici del comune di Cattolica.
In una occasione convoca, alla presenza di uomini vicini al capomafia quali TUTINO e MICCICHÈ, tale SICURELLA Gaetano, suocero di SANZERI Paolo, il quale, all’epoca della conversazione era Capo dell’Ufficio Tecnico Comunale di Cattolica Eraclea, per subire un aspro e severo rimprovero, atteso che suo genero SANZERI, per l’ufficio ricoperto al Comune, non è stato in grado di far aggiudicare i lavori di manutenzione ordinaria strade esterne di Cattolica Eraclea alla ditta prescelta da TERRASI Domenico ovvero a quella riconducibile a MICCICHÈ Paolo.
TERRASI si lamenta della condotta tenuta da SANZERI, minacciando il suocero SICURELLA di agire violentemente nei confronti del genero.
A tale proposito va evidenziato che SANZERI Paolo nella sua qualità di Dirigente dell’U.T.C. di Cattolica Eraclea ha frequentato il capannone usato da TERRASI Domenico quale luogo d’incontro e base logistica della sua attività di associato mafioso per discutere questioni relative alla vita amministrativa dell’Ufficio Tecnico Comunale di Cattolica, sulle quali nessuna competenza può avere il capomafia del paese TERRASI Domenico.
Nell’indagine è confluita anche un’estorsione operata da TERRASI Domenico che trae origine da dichiarazioni rese da un imprenditore agrigentino che, tra l’altro, ha eseguito lavori anche a Cattolica Eraclea.
L’imprenditore ha riferito che l’impresa di suo padre aveva svolto in Cattolica Eraclea dal 1990 in poi dei lavori relativi ad una strada di penetrazione agricola appaltati dall’E.S.A. (Ente Sviluppo Agricolo). Per ottenere tale lavoro ebbero a pagare una tangente all’allora Presidente dell’ente e ad un dipendente.
Inoltre, nel corso dell’esecuzione dei lavori, l’imprenditore venne avvicinato da TERRASI Domenico, indicato come noto mafioso locale, che gli chiese il pagamento di una somma di denaro a titolo di “pizzo” pari al 4% dell’importo dei due lotti (pari complessivamente a £. 3.360.000.000); propedeutico alla suddetta richiesta è stato l’atto intimidatorio subito all’interno del cantiere di Cattolica Eraclea, consistente nel rinvenimento di una bottiglia con cerini posizionata all’interno di un escavatore al quale era stato rotto un vetro.
L’indagine ha anche evidenziato le contiguità con esponenti di primo piano della consorteria criminale canadese, i cui vertici sono originari del citato paese agrigentino.
Sono di lunga data, i rapporti tra TERRASI Domenico (Cattolica Eraclea 05/02/1942) e ZAPPIA Beniamino Gioiello (Taranto 04/01/1938).
Legami storici, mai scalfiti quelli con il capo cellula del potente clan “Rizzuto” nella zona del milanese e con interessi anche nella vicina Svizzera.
Un coinvolgimento quello fra i TERRASI e ZAPPIA Beniamino Gioiello, già emerso all’inizio di quest’attività d’indagine. Invero, quest’ultimo, uomo di peso e di prestigio nella geografia della mafia canadese e siciliana – “alter ego” di TERRASI Domenico nel territorio di competenza – per la sua autorevolezza ha svolto ruolo di “paciere” a causa dei dissidi sorti in Cattolica Eraclea, tra MANNO Francesco (Agrigento 05/11/1963) e SPAGNOLO Giuseppe (Cattolica Eraclea 11/10/1954).
Più recenti, i nuovi contatti con TERRASI Domenico, scarcerato il 13 dicembre 2006, che raccontano i legami amicali tra il clan di Cattolica Eraclea e oltreoceano.
Lo stesso, in una circostanza ha recapitato un messaggio “criptato”, proveniente da oltreoceano a ZAPPIA Beniamino Gioiello, all’epoca in Cattolica e non rintracciabile telefonicamente. A questi viene recapitato, per il tramite di AMODDEO Andrea e TERRASI Domenco, un messaggio criptato proveniente da un soggetto che si trova in ospedale (in carcere) ovvero RIZZUTO Vito , capo dell’organizzazione mafiosa operante in Canada.
Ad ulteriore dimostrazione dell’inserimento in Cosa Nostra da parte di TERRASI Giuseppe e TERRASI Domenico, deve essere evidenziata la conversazione intercorsa tra i due all’interno del carcere di Palmi avvenuta il 5 agosto 2006 ove il primo riferisce al padre di avere partecipato ad una riunione tra esponenti mafiosi nell’ambito della quale si è discusso della collaborazione con l’Autorità Giudiziaria di VACCARO Giuseppe.
POSIZIONI PERSONALI
TERRASI Domenico è soggetto appartenente all’organizzazione mafiosa “cosa nostra” il quale, dopo aver espiato la pena di anni cinque e mesi quattro di reclusione a cui era stato condannato a seguito della sentenza cosiddetta “Akragas”, ha assunto il ruolo di capo della famiglia mafiosa di Cattolica Eraclea. Già durante il periodo di detenzione presso il Carcere di Palmi, nell’anno 2006, nel corso dei colloqui con i familiari, ed in particolare con il figlio Giuseppe e con il genero AMODDEO Andrea, ha impartito direttive ai predetti, esercitando di fatto il ruolo di promotore e capo della locale famiglia mafiosa; ed invero, risulta dimostrato che egli, pur da detenuto ha controllato tutte le attività imprenditoriali ed economiche di un certo rilievo svoltesi nel territorio di sua pertinenza.
In data 13 dicembre 2006, appena scarcerato, TERRASI Domenico ha diretto la locale famiglia mafiosa ed intrattenuto rapporti con esponenti mafiosi di altri territori, nonché con esponenti della Pubblica Amministrazione locale in modo da realizzare in pieno il suo ruolo di capomafia del paese.
Infine, emblematico del ruolo di vertice assunto da TERRASI Domenico in Cattolica Eraclea è il collegamento stabile con il clan RIZZUTO operante in Canada (i cui capi, Nick e Vito sono originari di Cattolica Eraclea), per il tramite di ZAPPIA Beniamino Gioiello.
Per ultimo, va evidenziato che TERRASI Domenico è protagonista dell’estorsione subita da un imprenditore, in occasione dei lavori di realizzazione di strade di penetrazione agricola appaltate dall’E.S.A. negli anni ’90.
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TERRASI Giuseppe è il figlio di Domenico ed interviene attivamente nella vita associativa del clan mafioso cattolicese fornendo un rilevante contributo, che esula dai rapporti di parentela con il capomafia.
Egli infatti è l’interlocutore privilegiato, unitamente al cognato AMODDEO Andrea, di TERRASI Domenico durante il periodo di detenzione di quest’ultimo e lo informa minuziosamente di ogni attività mafiosa che si svolge a Cattolica.
Risulta dimostrato che:
– ha gestito i lavori per la realizzazione della condotta idrica denominata “Favara di Burgio” nella parte relativa ai territori di Cattolica Eraclea e Montallegro;
– ha imposto mezzi ed operai ad imprese, aventi sede in altre località, che hanno svolto lavori in Cattolica Eraclea;
– ha preso contatti con altri esponenti mafiosi di altri territori ed in particolare, tra gli altri, con il coindagato MARRELLA Damiano di Montallegro;
– ha partecipato a riunioni tra esponenti mafiosi ove, tra l’altro, si è discusso in termini denigratori della figura di VACCARO Giuseppe Salvatore, già affiliato a “cosa nostra” di Sant’Angelo Muxaro e successivamente, divenuto collaboratore di giustizia;
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TUTINO Gaspare, attraverso le sue condotte, partecipa alla vita ed all’attività dell’associazione mafiosa di Cattolica Eraclea capeggiata da TERRASI Domenico fornendo il suo contributo – consistente tra l’altro nella disponibilità di ditta per l’acquisizione di lavori e fornitura di materiali – per il raggiungimento dei fini dell’associazione.
Egli è interlocutore privilegiato di TERRASI Domenico nei colloqui intrattenuti da questi nel capannone utilizzato quale base logistica e luogo di incontri dalla famiglia mafiosa; è anche esecutore fedele delle direttive impartite da TERRASI Domenico per il buon funzionamento dell’organizzazione mafiosa; mette a disposizione il suo impegno imprenditoriale per ottenere vantaggi per sé e per la famiglia mafiosa.
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MICCICHÈ Paolo, come TUTINO Gaspare, è interlocutore privilegiato di TERRASI Domenico nei colloqui intrattenuti da questi nel capannone utilizzato quale base logistica e luogo di incontri dalla famiglia mafiosa; ed anch’egli è esecutore fedele delle direttive impartite da TERRASI Domenico per il buon funzionamento dell’organizzazione mafiosa.
In particolare egli è stato protagonista, sotto le direttive di TERRASI Domenico, dell’acquisizione, mediante metodo mafioso, di lavori svolti a Cattolica Eraclea da ditte aventi sede in altri centri;
Egli partecipa con piena consapevolezza ed approvazione al rimprovero che TERRASI Domenico ha fatto a SANZERI Paolo, impiegato dell’U.T.C. di Cattolica Eraclea, per il tramite di suo suocero SICURELLA Gaetano, per l’aggiudicazione di alcuni lavori strategici (manutenzione delle strade comunali) per l’impatto che possono avere nei confronti della cittadinanza, a ditta diversa da quella riconducibile proprio a MICCICHÈ.
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MANNO Francesco è nipote di TERRASI Domenico; nell’ambito della presente indagine preliminare egli pone in essere delle azioni riconducibili al quadro indiziario di partecipazione all’associazione mafiosa capeggiata da TERRASI Domenico.
Significativa a tale proposito la conversazione intercorsa tra ZAPPIA Beniamino Gioiello e SPAGNOLO Giuseppe , avente ad oggetto il componimento di un dissidio intercorso tra SPAGNOLO e lo stesso MANNO, ove il primo chiede aiuto a ZAPPIA per intercedere in tale diatriba indicando espressamente MANNO Francesco.
Durante la detenzione del TERRASI Domenico il MANNO, al contrario, si trovava libero ed è stato riconosciuto come soggetto strettamente collegato a TERRASI Domenico ed in grado di avere un importante ruolo decisionale nelle dinamiche di “cosa nostra”.
Va aggiunto che MANNO Francesco è protagonista della vicenda relativa all’acquisto di terreni ove è in progetto la realizzazione del parco eolico; ed invero, egli insieme a TERRASI Antonino, fratello di Domenico, che funge da mediatore per l’individuazione dei terreni; ad AMODDEO Andrea, genero di TERRASI Domenico; a TERRASI Giuseppe, altro nipote di TERRASI Domenico, acquista con modalità illecite terreni da sfruttare per l’allocazione di torri di aerogenerazione. In tale attività il protagonismo mafioso di MANNO si accresce, perché è colui che impone a MANNESE Giuseppe la cessione di terreni di proprietà di quest’ultimo contro la sua volontà;
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MARRELLA Damiano viene indicato da PUTRONE Luigi e DI GATI Maurizio quale soggetto appartenente alla consorteria mafiosa “cosa nostra” famiglia di Montallegro.
Le indicazioni fornite dai collaboratori risulta riscontrata dall’inequivoco invito di TERRASI Domenico fatto al figlio Giuseppe, impegnato con propri mezzi ed operai nella realizzazione della condotta idrica “Favara di Burgio” in territorio di Cattolica Eraclea e Montallegro, a rivolgersi proprio a “Miano di Montallegro suo compare” per ottenere l’autorizzazione relativa ad eseguire i lavori in territorio di competenza di altra famiglia mafiosa. Il ruolo di MARRELLA Damiano a capo della famiglia mafiosa di Montallegro è confermato altresì da alcune conversazioni, ove vi sono chiari riferimenti al predetto ed al suo ruolo di capo della famiglia mafiosa di Montallegro, già intervenuto quale paciere in precedenti controversie sorte tra i due pastori che, di fatto, riconoscono in TERRASI e MARRELLA il ruolo di capimafia dei rispettivi paesi, Cattolica Eraclea e Montallegro.
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VINTI Marco è imprenditore che ha messo a disposizione dell’associazione mafiosa della provincia agrigentina ed in particolare, della famiglia CAPIZZI di Ribera, la sua attività imprenditoriale per consentire a “cosa nostra” di aggiudicarsi di fatto i lavori più rilevanti e più fruttuosi in questi ultimi anni nell’intera provincia: la realizzazione della condotta idrica denominata “Favara di Burgio”. Risulta chiaramente che VINTI Marco, attraverso la sua ditta individuale, ha consentito a TERRASI Giuseppe, figlio di Domenico, di lavorare nel suo paese per realizzare la condotta idrica in argomento; in particolare, TERRASI Giuseppe non potendo ottenere il relativo certificato antimafia, si è avvalso della ditta di VINTI Marco, con la piena consapevolezza di questi, per potere lavorare sul territorio di competenza.
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AMODDEO Andrea è genero di TERRASI Domenico e fratello di AMODEO Gaetano, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Cattolica insieme a TERRASI Domenico, già condannato all’ergastolo e deceduto per cause naturali in carcere il 16 marzo 2004. Egli è pienamente consapevole del ruolo del proprio suocero ed è interlocutore privilegiato di TERRASI Domenico con il quale scambia informazioni e consigli sulla gestione di alcuni dei lavori più significativi che si stanno realizzando a Cattolica Eraclea. Ancora più rilevante per cristallizzare il ruolo di partecipe dell’associazione mafiosa di Cattolica capeggiata dal suocero, è la conversazione telefonica del 4 febbraio 2007 intercorsa tra AMODDEO e tale MICELI che chiama dal Canada per trasmettere un messaggio a ZAPPIA Beniamino Gioiello proveniente da RIZZUTO Vito; AMODDEO, nel rispondere a MICELI, percepisce immediatamente il reale contenuto del messaggio ed il soggetto a cui doverlo riferire, assicurando nel contempo il suo interlocutore dell’esatta esecuzione della direttiva proveniente direttamente da RIZZUTO Vito che giungerà a ZAPPIA, tramite AMODDEO e suo suocero TERRASI Domenico.
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Attività imprenditoriali sequestrate
Nel medesimo contesto operativo, sono stati sottoposti a sequestro sette, tra imprese individuali e società operanti nel settore edile, riconducibili agli arrestati, utilizzate anche per i lavori nella condotta “Favara di Burgio”. Inoltre è stato sequestrato il ristorante “Tre Vulcani“ corrente in Sciacca in Contrada Verdura di proprietà dell’AMODEO.
– Impresa individuale “TERRASI Giuseppe”, corrente in Cattolica Eraclea (AG) contrada Zubbia – C.F. TRRGPP71R09C356J – Titolare firmatario – attività: lavori generali costruzioni edifici residenziali e non residenziali.
– MOVITER Trasporti s.n.c. di MORELLO Giuseppe e Vincenzo, avente sede legale in Cattolica Eraclea (AG), Strada Provinciale Cattolica Eraclea – Cianciana s.n., frazione Bonura.
– Impresa individuale “AMODDEO Andrea”, corrente in Sciacca Contrada Verdura Inferiore S.S. 115 Km 133 –C.F.: MDDNDR64B19C356F – Attività: Ristorazione con somministrazione.
– Impresa individuale “TUTINO Gaspare”, corrente in Cattolica Eraclea via Bachelet – C.F.:TTNGPR70A01C356W – attività: lavori generali costruzioni edifici residenziali e non residenziali.
– Impresa individuale “IDEA CASA di MICCICHE’ Paolo” corrente in Cattolica Eraclea via La Loggia n.22 – C.F.:MCCPLA74H17A089A – attività: lavori generali costruzioni edifici residenziali e non residenziali.
– METAL TUBI TRINACRIA PICCOLA SOCIETA’ COOP. A RESPONSABILITA’ LIMITATA – sede legale: Ribera via Padova n.16 – C.F.: 01667210841 – attività: noleggio di gru ed altre attrezzature con operatore per la costruzione o la demolizione;
– Impresa individuale “VINTI MARCO”, sede legale Ribera corso F. Crispi n.96 – C.F.:VNTMRC72H14A089F – Attività: lavori generali costruzione edifici residenziali e non e lavori di ingegneria civile;
– CONSORTILE MONREALE S.A.S. DI VINTI MARCO & C., sede legale in Ribera via Pisa n.18 – C.F.:02090590841 – Attività: lavori generali costruzione edifici residenziali e non e lavori di ingegneria civile.
fonte: sciaccaonline.it
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